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Pettine, forbici e Trap, Giovanni Arena, il barbiere cool di Guè & Co.

Di Carmen Greco |

Tutto è nato dalla passione musicale prima che professionale. «È gente che ascolto tutti i giorni, rap, trap, hip-hop. Così ho cominciato a pensare che avrei potuto avvicinarli e chiedere loro se volevano tagliare i capelli. Ho degli amici che organizzano serate e da lì è partito tutto. Il primo in assoluto è stato Capo Plaza, un ragazzo del ‘98, che fa trap».

Capo Plaza

Giovanni Arena è “Trapbarber095”, per chiamarlo con il suo nickname su Instagram e, a sentirlo, la sua faccia seria, la testa sulle spalle, l’amore per il mezzofondo (che pratica quasi tutti i giorni) i principi ferrei, «non bevo, non fumo, non mi drogo e preferisco andare a dormire alle 22.30 piuttosto che fare il cretino nei locali e perdere sonno per niente», sembra quanto di più lontano da ciò che predicano i suoi idoli “di strada” nei testi delle canzoni.

Ma che a 23 anni un “Figaro” del terzo millennio, preferisca una trap house americana ad una bottega di Siviglia, ci sta è quanto di più naturale possa accadere. «La passione per la musica – racconta – me l’ha inculcata mio padre anche se lui da piccolo mi “distruggeva” la testa con Baglioni, Tozzi e Antonacci. Però siamo andati insieme a sentire gli Earth Wind & Fire a Taormina. Se oggi ho una cultura musicale varia lo devo a lui».

Il barbiere ha iniziato a farlo quasi per gioco tagliando i capelli agli amici con la “macchinetta”. «In realtà volevo fare Scienze motorie all’Università – rivela – ero più indirizzato su qualcosa di “sportivo”. Poi i miei si sono trasferiti per lavoro a Parma e ho cominciato a fare il barbiere lì. Ci sono stato solo tre mesi prima di accettare un lavoro che mi avevano offerto a Catania, tre ore dopo che avevo deciso di restare a Parma. Oggi lavoro nel salone di Antonio e Giorgio Cristaldi cui devo molto, mi hanno insegnato davvero il valore di questo mestiere».

Giovanni Arena “Trapbarber095”

Insomma è un’autodidatta…

«Sono sempre stato abbastanza fissato con i capelli e con l’adolescenza ho cominciato a sistemarmeli da solo, seguivo le mode, facevo anche la piastra. Il primo cui ho tagliato i capelli è stato un mio amico, Giovanni, poi è toccato via, via, agli altri. All’inizio sinceramente mi scocciavo, poi ho iniziato a fare foto, a metterle su fb. Oggi devo ringraziare quei miei amici che si sono prestati a fare da cavia, se penso ai primi tagli, obiettivamente, erano scandalosi (ride ndr), non so come abbiano fatto ad andare in giro con quelle teste…».

Dalle prime prove il passo è stato breve?

«Ho imparato sul campo, ho frequentato dei corsi di formazione, fino a quando mi hanno “lanciato”. Mi sono perfezionato partecipando a convention, eventi, pop up…».

E la trap-rapper mania com’è nata?

«L’anno scorso ho cominciato a pensare che avrei potuto mettere assieme le mie passioni musicali e che il mio lavoro avrebbe potuto rappresentare l’anello di congiunzione tra me e l’artista. Non lo faccio solo per l’immagine, quella è una conseguenza. Oggi non tutti possono fare un lavoro utile ad un artista, il mio, invece, è quasi da “consulente d’immagine”, perché finisce per far parte di quello che mostrano al pubblico. Loro sono fissati, vivono di capelli, vogliono sempre le sfumature fresche, fanno un taglio ogni settimana, per i live devono essere sempre perfetti, hanno bisogno di essere sempre curati, e io mi faccio trovare pronto per queste occasioni».

Fedez

Un po’ di nomi?

«L’ultimo è stato uno stilista, Domenico Formichetti (lo stylist dei trapper), poi Ava (il producer di Capo Plaza), Tony Effe della Dark Polo Gang («degli scalmanati di Roma»). E poi i più conosciuti, Fedez, Guè Pequeno, Charlie Charles (il producer di Sfera Ebbasta e di Mahmood)… In genere è gente che non fa concerti ma live, a parte Fedez e Guè. In estate molti di loro passano da Catania per i live alla Plaia e nei locali».

Chi è che se la tira di più?

«Mah, sono tutte persone che stanno un po’ sulle loro, ma alla fine sono più alla mano di quanto si possa immaginare. Quello che mi ha fatto più antipatia? Diciamo che con me sono stati sempre gentili anche perché io questi servizi li regalo, certo avrei preferito qualche “storia” in più su Instagram, se la pubblicassero loro sarebbe tutto diverso, il mio profilo esploderebbe. C’è chi è più freddo, Fedez è rimasto al telefono per tutto il tempo del taglio, ma aveva da fare. Con Guè, invece, abbiamo conversato, è stata l’esperienza più bella. Lui è il “padre” di tutti questi artisti emergenti. Se devo dire musicalmente i miei preferiti sono Luché, anche se non gli ho tagliato i capelli, e Capo Plaza».

Tony Effe (Dark Polo Gang)

Qualche testa sulla quale vorrebbe lavorare?

«Come italiani, Sfera Ebbasta, ed Emis Killa. Il sogno mondiale invece sarebbe Drake, ma stiamo parlando di uno inarrivabile e poi il mio idolo da sempre è Cristiano Ronaldo, anche se non è un artista. Non sono juventino, tifo Inter, ma sono una persona sportiva e se una squadra merita le faccio i complimenti. Conosco già chi gli taglia i capelli, chissà se un giorno…».

Per correre che musica ci vuole?

«Quando corro sono più rock, mi piace ascoltare i Linkin Park, quell’impronta più “metal” mi dà quel guizzo di adrenalina in più. Oppure, quando devo allenarmi più intensamente, Bill Conti, l’autore delle colonne sonore dei film di Rocky. Per me è la serie di film più bella che abbia mai visto, quando li guardo mi emoziono ogni volta».

Charlie Charles (trapper e producer di Sfera Ebbasta e di Mahmood)

Il sogno professionale?

«Mi piacerebbe avere un negozio tutto mio, non so se qui o a Milano. È lì il centro di tutto. Amo Catania, ma a volte ti toglie certe possibilità. Se devo cambiare vita, devo cambiarla sotto tutti i punti di vista, o no?».

Twitter: @carmengreco612

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