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Sentenze vendute, gli avvocati Amara e Calafiore «patteggiano»

Di Marco Maffettone |

ROMA Arrivano le prime condanne nella maxindagine della Procura di Roma su decisioni «pilotate» al Consiglio di Stato. Gli avvocati siciliani Piero Amara e Giuseppe Calafiore hanno patteggiato davanti al gup Alessandro Arturi una condanna a 3 anni di reclusione il primo e 2 anni e 9 mesi il secondo per l’accusa di corruzione in atti giudiziari.

Il giudice ha stabilito anche una multa di 73mila euro per Amara e di 30mila euro per Calafiore.

I due erano stati arrestati nel febbraio dello scorso anno nell’ambito di una operazione congiunta tra le procure di Roma e Messina. Amara, che dopo l’arresto ha iniziato a collaborare con gli inquirenti, viene sostanzialmente definito come il «regista» di una serie di episodi di corruzione per aggiustare sentenze anche davanti ai giudici amministrativi.

Nel suo passato ci sono alcune vicende giudiziarie e il suo nome, assieme a quello di Calafiore, è tornato d’attualità alla luce dei quattro arresti disposti dal gip di Roma e che hanno riguardato anche il giudice (ora sospeso) Nicola Russo, già coinvolto in altre vicende giudiziarie, l’ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Sicilia Raffaele Maria De Lipsis e l’ex giudice della Corte dei Conti, Luigi Pietro Maria Caruso.

Questo filone di indagine si basa proprio sulle dichiarazioni fatte nei mesi scorsi dai due avvocati siciliani. Dichiarazioni riscontrate dai magistrati e inquirenti attraverso intercettazioni e analisi dei flussi finanziari. Tre episodi sono contestati al giudice del Consiglio di Stato Russo e due all’ex presidente De Lipsis. In base a quanto raccontato da Amara, Russo avrebbe ottenuto da lui circa 80 mila euro (e altri 60mila promessi), per aggiustare sentenze di tre procedimenti. Tra queste anche quella relativa ad un contenzioso che la società Open Land, rappresentata da Amara, aveva con il comune di Siracusa.

Il giudice, attraverso la nomina di consulenti graditi ad Amara e Calafiore, fa ottenere alla società un risarcimento dal comune siciliano di 24 milioni euro. Di questi ne verranno elargiti due prima dell’esplosione del caso giudiziario. Per questa operazione De Lipsis ha ottenuto 50 mila euro di tangenti. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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