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Funerali medico, moglie straziata a soccorritori: “Una carezza ad ognuno di voi”

Di Redazione |

PALERMO – Commozione, dolore e una chiesa gremita a Palermo per i funerali di Giuseppe Liotta, il pediatra morto nel nubifragio che si è abbattuto nel palermitano sabato scorso mentre si stava recando nell’ospedale di Corleone, dove lavorava. A celebrare la funzione religiosa, nella chiesa Mater Ecclesiae, è l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice. Presente, tra gli altri, anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, con indosso la fascia tricolore. 

 «Non è facile essere qui. Non mi sento di aggiungere nulla alle parole d’amore raccolte per Giuseppe. Nel ringraziare tutti quelli che ci hanno aiutato, vorrei avere per tutti una carezza: per le forze dell’ordine, per volontari, per l’unità di crisi e per tutti coloro che si sono stretti a noi in questa ricerca». Lo ha detto Floriana Di Marco, la moglie di Giuseppe Liotta, il pediatra morto a causa del nubifragio di sabato scorso, durante i funerali a Palermo. “Il messaggio positivo è che non siamo mai stati soli. Questo abbraccio non lo dimenticherò mai. Ho visto in questi giorni – ha detto leggendo una lettera in una chiesa gremita – quanti uomini fantastici ci sono stati vicini, e mio marito era uno di loro. Giuseppe non è un eroe che ha messo a repentaglio la vita per i suoi piccoli pazienti, perché i primi piccoli pazienti erano a casa. Se di eroismo dovremmo parlare, dovremmo celebrare tutti i lavoratori che quella notte erano al lavoro”. «Per Giuseppe il motore del suo agire era fatto da forte senso di etica cristiana – ha detto ancora -. Ringrazio le istituzioni che si sono fatte presenti. Ho incontrato una pia donna il prefetto di Palermo, che è stata come una madre per me, il sindaco di Palermo e la città di Corleone. Ringrazio l’arma dei carabinieri, sono stati degli eroi. Sono nipote di un carabiniere ucciso nel gennaio 1947 per me è stato come ricevere l’amore di un nonno, conosciuto solo dai ricordi di mia nonna».

La moglie di Giuseppe Liotta è nipote del carabiniere Eolo Adorni ucciso dai briganti nel 1947. Adorni fa parte dei 48 «eroi dimenticati» che nell’arco di tempo che va dal 1865 e fino al 2012, sono morti nell’agrigentino ad opera della mafia e della criminalità. Tanto che in passato si era pensato di istituire una giornata della memoria di tutte le vittime delle forze di polizia cadute nell’adempimento del dovere. L’idea era dell’associazione Marinai d’Italia, dell’Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia, dell’associazione nazionale finanzieri e dell’associazione nazionale polizia di Stato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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