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Luana e Pietro non rispondono al giudice, ancora troppi misteri sulla morte di Giovanni La Duca

I due amanti diabolici si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ancora non si trova il cadavere

Di Redazione |

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, davanti al gip, Marco Gaeta, Luana Cammalleri e l'operaio Pietro Ferrara accusati di aver ucciso Giovanni La Duca, marito della donna, scomparso nel 2019 nel palermitano.   

I due sono stati arrestati venerdì scorso per omicidio e occultamento di cadavere. Il corpo della vittima non è mai stato trovato. Attraverso le indagini coordinate dalla procura di Palermo con intercettazioni, analisi dei tabulati, analisi immagini dei sistemi di videosorveglianza, assunzione di informazioni e acquisizioni informatiche e documentali, sono emersi gravi indizi nei confronti della donna e dell’amico che avrebbero avuto una relazione sentimentale clandestina. 

I due, dopo avere pianificato l’omicidio, hanno attirato la vittima a Palermo nel terreno di proprietà di Ferrara e lo hanno ucciso. Poi hanno portato la sua autovettura a circa 12 chilometri di distanza dal luogo del delitto per depistare le indagini. Dietro al delitto ci sarebbe stata la paura della donna di dover lasciare la casa della vittima da cui si stava separando. 

«Il movente dell’omicidio emerge con disarmante nitidezza: un coacervo di interessi personali familiari ed economici avevano reso per Ferrara e per la Cammalleri la morte del La Duca a un evento che avrebbe semplificato enormemente il loro progetto di futuro insieme». Così il gip di Palermo Marco Gaeta descrive il retroscena dell’omicidio. Della vittima si sono perse le tracce dal 2019. Dalle indagini è emerso che Luana Cammalleri aveva denunciato La Duca per maltrattamenti ed aveva in corso contro di lui una causa di separazione, la vittima, inoltre, aveva una attività economica- un’azienda agricola- che faceva gola ai due amanti. L'agricoltore, inoltre era visto come un ostacolo ai progetti di vita comuni dei due. La donna che, non sapendo di essere intercettata usa termini offensivi verso il marito definito "becco", «bestia», nutriva molto risentimento nei suoi confronti. 

Sarebbe stato Pietro Ferrara, la mattina del 31 gennaio 2019, ad uccidere l’amico, Carlo Domenico La Duca. Ferrara è l’ultima persona ad aver incontrato la vittima, come hanno accertato gli investigatori grazie ai tabulati telefonici e al gps dell’auto di la Duca. Non è stato accertato, invece, se la moglie di La Duca, Luana Cammalleri, abbia materialmente partecipato al delitto, ma, da quanto emerge dalle indagini, lo avrebbe pianificato insieme all’amante. Uscita di casa la mattina del 31 gennaio, secondo gli investigatori proprio per raggiungere Ferrara, si sarebbe diretta verso la sua proprietà, nelle campagne di Ciaculli. Lì avrebbe trovato l’amante e il marito. L’auto della vittima sarebbe rimasta ferma lì per circa due ore, «tempo- scrive il gip – assolutamente compatibile e idoneo a consentire l'esecuzione del delitto», che sarebbe stato compiuto materialmente da Ferrara. Gli inquirenti adombrano il sospetto che dei complici potrebbero averlo aiutato. La donna avrebbe invece partecipato alla soppressione del cadavere e allo spostamento dell’auto del marito dal luogo dell’assassinio. La macchina sarebbe anche stata «ripulita». Il veicolo della vittima, probabilmente guidato da Ferrara, alle 10.48 del 31 gennaio, ha ripreso la marcia seguito dall’auto della moglie. Alle 11.22 l’auto è stata abbandonata lungo la circonvallazione di Palermo. Gli indizi a carico dei due amanti e le indagini fatte fanno escludere le ipotesi dell’allontanamento volontario di La Duca, che era molto legato alla madre, ai figli e alla nuova compagna e che la scomparsa sia stata determinata da problemi economici seri (i suoi debiti ammontavano a piccole somme). Escluso che dietro al delitto ci fossero gli interessi della criminalità organizzata o presunti investimenti che l’uomo voleva realizzare.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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