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la sentenza

Cassazione ha confermato l’assoluzione di Raffaele Lombardo dalle accuse di mafia

La Procura generale aveva chiesto l'annullamento con rinvio. Lui: «Provo soltanto amarezza e non felicità»

Di Mario Barresi |

Inammissibile, secondo la Cassazione, il ricorso della procura generale di Catania contro l’assoluzione di Raffaele Lombardo nel processo d’appello per concorso in associazione mafiosa e corruzione elettorale.

Con questo verdetto, emesso nel primo pomeriggio dalla Suprema Corte, si è conclusa definitivamente la telenovela giudiziaria, lunga oltre 12 anni, che ha visto protagonista l’ex governatore siciliano.

Nell’udienza di stamattina il Pg aveva chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza di assoluzione, basandosi su un corposo ricorso presentato contro la decisione della Corte di Appello di Catania.

«Provo soltanto amarezza e non felicità, forse per i tredici anni della mia vita passati in vicende giudiziarie e per il massacro mediatico subito» ha invece commentato con l’ANSA l’ex governatore ed ex leader del Mpa.

«Si chiude – ha detto il professore Vincenzo Maiello, legale insieme all’avv. Maria Licata, dell’ex presidente della Regione – una vicenda giudiziaria in qualche modo simbolo delle applicazioni distorte del concorso esterno in associazione mafiosa e di una certa propensione a utilizzare il processo per scrivere la storia anziché per accertare reati. Oggi la Corte di Cassazione dice che tutto questo è contrario al Diritto».

Le tappe della vicenda

Al centro del processo c’erano i presunti contatti di Raffaele Lombardo con esponenti dei clan etnei che l’ex governatore, assistito dagli avvocati Maria Licata e Vincenzo Maiello, ha sempre negato sostenendo di avere “nuociuto alla mafia come mai nessuno prima di me», di «non avere incontrato esponenti» delle cosche e di avere «sempre combattuto Cosa nostra».

Il procedimento ha anche trattato presunti favori elettorali del clan a Raffaele Lombardo nelle regionali del 2008, in cui fu eletto governatore, e a suo fratello Angelo, per cui si procede separatamente, per le politiche dello stesso anno. La Seconda sezione penale della Cassazione, nel 2019, aveva annullato con rinvio la sentenza emessa il 31 marzo 2017 dalla Corte d’appello di Catania che aveva assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa l’ex governatore e lo aveva condannato a due anni (pena sospesa) per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, ma senza intimidazione e violenza.

Una sentenza, quella di secondo grado, che aveva riformato quella emessa il 19 febbraio 2014, col rito abbreviato, dal Gup Marina Rizza che lo aveva condannato a sei anni e otto mesi per concorso esterno all’associazione mafiosa ritenendolo, tra l’altro, «arbitro» e «moderatore» dei rapporti tra mafia, politica e imprenditoria. Nel rinnovato processo di secondo grado, davanti un’altra Corte d’appello a Catania, Lombardo è stato assolto da tutti i reati, anche se con formule diverse, e la sentenza adesso, dopo la pronuncia di oggi della sesta sezione penale della Cassazione che dichiarato inammissibile il ricorso, è definitiva.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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