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L’effetto Lombardo (dopo la rottura del patto con Salvini) sul centrodestra in Sicilia

Due opzioni per gli autonomisti “liberati”: l’asse con Forza Italia (per Chinnici) o l’appoggio a Razza in FdI. Cuffaro vicino al patto con Renzi

Di Mario Barresi |

Ma adesso che farà? L’interrogativo che serpeggia fra i leader siciliani del centrodestra (ma non soltanto) resta avvolto nel mistero. Non che Raffaele Lombardo, dopo la rottura del patto federativo con la Lega, abbia tante alternative. Il patron autonomista guarda oltre l’«occasione perduta», la seconda nel giro di meno di due anni, con Matteo Salvini. E adesso – nonostante qualche alleato mal pensante ritenga che lo sfogo dell’ex governatore avesse, almeno nelle intenzioni iniziali, lo scopo di alzare la posta nell’accordo con il Carroccio – Lombardo si trova a dover «prendere una decisione e presto».

Le due ipotesi

Unici indizi: una scelta «coerente con il nostro impegno nel governo regionale e nel centrodestra».Dunque le due piste già note restano entrambe aperte. La più accreditata è l’appoggio esterno a Forza Italia. Magari riversando i voti autonomisti sull’uscente Caterina Chinnici, ex dem ma in questo caso anche ex apprezzata assessora del governo Lombardo. Lui ai suoi continua a ripetere che «non la sento da tanto tempo», ma il feeling fra la magistrata da poco in pensione e il presidente “impallinato” dalle accuse di mafia e assolto dopo 12 anni di calvario giudiziario non s’è mai interrotto anche grazie al marito dell’eurodeputata che, da vincitrice delle primarie progressiste per Palazzo d’Orléans, nella primavera del 2022 si inoltrò nell’ipotesi di un «campo allargato» all’Mpa, bocciata da Pd e M5S. Sull’ipotesi di accordo con Forza Italia, però, c’è un giallo. Da ambienti autonomisti si apprende che Lombardo abbia sondato il campo con Antonio Tajani e che ci sarebbe persino stato «un contatto» con la famiglia di Silvio Berlusconi, in nome dell’ottimo rapporto fra i due leader. Ma da fonti forziste si apprende che i vertici nazionali, prima di ieri, non ne sapessero nulla. E la traiettoria forzista, sussurrano a Palermo, sarebbe passata anche sulla testa di Renato Schifani. Che comunque sembra tutt’altro che ostile all’idea: l’eventuale patto con l’Mpa, già auspicato dal governatore prima che il suo partito chiudesse le porte a Totò Cuffaro (che domani potrebbe invece chiudere l’accordo con Matteo Renzi), avrebbe l’effetto collaterale di completare la “manovra a tenaglia” in atto contro Marco Falcone, che proprio ieri ha ufficializzato la corsa per Bruxelles: con il tandem composto dall’eurodeputata uscente (che avrebbe chiesto a Tajani un altro ruolo non elettivo di prestigio) e da Edy Tamajo, rafforzato dai voti di Lombardo, per l’assessore catanese all’Economia la strada si farebbe in salita. «Noi in campo per l’Europa dei fatti», tira dritto Falcone. Poi c’è la seconda opzione. Quella che, in cuor suo, stuzzica di più Lombardo: sostenere FdI. E in particolare Ruggero Razza, quel «giovane educato e intelligente», già di fatto in campo. Per il leader autonomista, che non ha mai nascosto la «stima» per la premier (non è dato sapere se corrisposta) sarebbe un modo ancor più subdolo per vendicarsi di Salvini, accusato di non essere riuscito ad arginare il dissenso dei «cosiddetti leghisti siciliani» capitanati da Luca Sammartino. Ma soprattutto un potenziale “bancomat” di sottogoverno: sfumato il sogno Ismea, irrealizzabile l’Anas (chiesta last minute al Capitano), con FdI, in cui sono ottimi i rapporti con l’influente Manlio Messina, ci potrebbe essere l’imbarazzo della scelta. Con all’orizzonte, magari a fine anno, la corsa per la Provincia di Catania. Promessa alla Lega, dopo il passo di lato di Valeria Sudano per la candidatura del meloniano Enrico Trantino a sindaco. «Ma dopo il voto di giugno nulla sarà come prima», gongola un lombardiano doc.

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