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Covid e scuola, intervista con l’ex ministra Azzolina: «Ecco perché aumentano i contagi»

Il Conte 2, gli attacchi ricevuti, il nuovo governo Draghi, il libro, il Movimento e le prospettive: colloquio a tutto campo con l'spondente sicilano del M5s

Di Mario Barresi |

Lucia Azzolina, parliamo subito di scuola e Covid. Partendo da alcuni dati oggettivi. Il primo: oggi gli studenti, soprattutto quelli più piccoli, sono diventati il tallone d’Achille della lotta alla pandemia.

«Sì, un aumento di trend di contagi nella scuola è riscontrabile. Ma è quello che ci raccontano i diretti interessati. Quello che mi raccontano, ogni giorno, dirigenti, docenti, famiglie, studenti. Perché i dati non li abbiamo. L’anno scorso li rendevano pubblici il ministero, ma anche gli uffici scolastici regionali: in Sicilia, ad esempio ve li fornivano periodicamente. Oggi non è più così: il ministero non li pubblica. È stato pure negato un accesso agli atti da parte di alcuni giornalisti che volevano capirne di più».

Quello della trasparenza, però, sembra l’ultimo dei problemi. Le famiglie, e qui siamo al secondo elemento oggettivo, sono smarrite: la mattina si annunciano delle novità sulla Dad, il pomeriggio i presidi fanno le circolari e la sera il governo smentisce…

«In effetti sull’ultimo protocollo della Dad c’è stata un’inversione a U che ha creato disagi a tutti, non soltanto alle famiglie. Guardi, c’è un sms che ho appena ricevuto da un dirigente che si lamenta della “figura pessima” e dell’impossibilità di spiegare alla famiglie che questi “ribaltoni” dipendono dal governo e non dagli istituti. I dirigenti scolastici, solitamente solerti, non appena ricevono un input dall’alto lo trasformano subito in una circolare che finisce indirizzata a docenti, studenti e famiglie. E non sono certo loro i responsabili in caso di informazioni contraddittorie».

E invece chi è responsabile dell’incremento di casi nella popolazione scolastica?

«Il problema è che si è puntato tutto sulla vaccinazione, che resta la strategia più efficace. Ma che può perdere efficacia se non si mantengono le altre misure: l’uso delle mascherine e il distanziamento restano fondamentali. Ma, giusto per farle un esempio, il metro di distanza a scuola non è più obbligatorio. E questa “libertà”, così come mi facevano notare stamattina (ieri per chi legge, ndr) in un istituto di Adrano, si scontra spesso con difficoltà strutturali che nel frattempo non sono state risolte. Per non parlare dei nuovi rischi a cui si va incontro…».

A cosa riferisce?

«Alla conferma dell’organico Covid, soprattutto Ata, per il quale non sono previsti fondi nella legge di bilancio. Si tratta di personale che a scuola in questi ultimi anni è stato importante anche per garantire gli ingressi separati e i controlli sul distanziamento. Cosa succederà se a gennaio i contratti non potranno essere rinnovati? Un altro tema fondamentale per la Sicilia è la spesa dei fondi del Pnrr affinché le scuole possano rimettersi al passo. E rischiamo grosso, senza una seria collaborazione fra istituzioni scolastiche, enti locali e governo».

Resta sul tavolo, pressoché irrisolto, il problema del tracciamento. Anche quest’anno il sistema è andato in tilt.

«Sì è un problema che avevo anch’io quand’ero ministra. A un certo punto le Asl non reggono il carico dei tamponi da fare a scuola. Noi abbiamo affrontato una questione che si presentava per la prima volta, stavamo provando a risolverla. Ma adesso siamo arrivati a dicembre e qualcuno invoca l’Esercito…».

Una domanda secca per una risposta secca: favorevole o contraria ai vaccini per i bambini dai 5 agli 11 anni?

«Sì, purché ci sia una campagna chiara e non divisiva. È fondamentale che si spieghi bene il perché di questa scelta ai genitori.  Ci vuole un surplus di coscienza collettiva. Devono parlare i pediatri, se lo ritengono utile, si deve chiarire tutto senza esacerbare i toni. Non sono i bambini e gli adolescenti a dover pagare le conseguenze del fatto che alcuni adulti non si vogliano vaccinare. Sia per la vaccinazione, sia per l’obbligo di green pass sui mezzi pubblici. Non faccio fatica a credere che se io e la De Micheli (Paola, ministra dei Trasporti del Conte 2, ndr) avessimo stabilito una simile regola gli attacchi sarebbero stati immediati…».

A proposito: non le fa rabbia che su Covid e scuola si sia passati da una narrazione catastrofica a un sostanziale «va tutto bene»? È un effetto collaterale dell’innamoramento collettivo per Draghi e il suo governo?

«No, nessuna rabbia. Ma mi fa sorridere. Ho scritto il libro anche per questo: per un anno ho trattenuto la frustrazione di non poter rispondere ad attacchi assurdi, spesso legati a fake news. Certo, il clima politico incide pure: a un certo punto il governo Conte 2 alcuni non vedevano l’ora di buttarlo giù, oggi c’è un premier autorevole e stimato che protegge tutto ciò che gli sta accanto. E questo è palese».

Da grillina come si sente in questa maggioranza? Vi siete adattati a quest’insolita coabitazione?

«Non è una questione di adattamento. Questa è una coabitazione complessa per il M5S, così come per gli altri partiti. Siamo entrati per ragioni di responsabilità: crisi Covid e fondi del Pnrr. Poi ognuno per la sua strada…».

Dicono che Conte voglia farla sbarcare in Sicilia da coordinatrice regionale. Cosa c’è di vero?

«Il mio nome l’ho letto anch’io sui giornali e in tanti mi stanno chiedendo un impegno. Se nei prossimi giorni e nei prossimi mesi sarò in Sicilia è perché amo la mia terra, dove sono nata e cresciuta. Fare politica, per me, significa girare i territori, confrontarmi e ascoltare. E non soltanto in Sicilia. Sui ruoli ne sapremo presto di più: Conte ci sta lavorando».

Ma almeno una mano, da deputata “siciliana”, per le Regionali la darà. Ormai l’asse con il Pd sembra ormai consolidato…

«Io credo in un fonte progressista in un’alleanza sul modello del Conte 2, con alcune dinamiche da migliorare. In Sicilia si deve puntare su sviluppo economico e temi sociali.  Penso che qualcosa insieme al Pd si possa costruire…».

Twitter: @MarioBarresi

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