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Il doppio commiato di Mattarella frena quanti ancora lo sognano al Colle per un bis

Il capo dello Stato si congeda con il Papa e poi con le cancellerie estere allontanando definitivamente l'idea di una rielezione

Di Redazione |

Un doppio commiato altamente simbolico che avvicina Sergio Mattarella alla fine del suo mandato e lo allontana da una sua rielezione al Quirinale. Oggi il presidente ha salutato prima papa Bergoglio in Vaticano, accompagnato dalla figlia Laura e da alcuni nipoti. Poi, in serata, un secondo appuntamento di congedo, questa volta di taglio internazionale. Con il corpo diplomatico riunito nel salone dei corazzieri del Quirinale, il presidente della Repubblica ha subito voluto mandare un messaggio alle cancellerie estere. Non una novità ma in periodi di travaglio come questi "repetita juvant: «È con grande piacere che torno ad accogliervi al Quirinale per il saluto di fine anno. Oggi, per me, è anche l’occasione di un commiato», ha chiarito Mattarella nell’ultimo incontro con gli ambasciatori accreditati in Italia. Non si sa se servirà a frenare i «desiderata» di quanti ancora lo sognano al Colle per un bis che darebbe la quasi certezza di una permanenza di Mario Draghi a palazzo Chigi. Certamente «l'uno-due» assestato oggi conferma la ferma contrarietà dell’esperto di diritto costituzionale Mattarella a un suo bis, giudicato un’anomalia del sistema e quindi pericolosa.

La visita in Vaticano restituisce immagini potenti di una volontà d’uscita del presidente: accompagnato dalla sua famiglia, dalla sempre presente nel ruolo di first lady figlia Laura, circondato da ben sei nipoti, Mattarella ha salutato un Papa che rispetta da buon cattolico e con il quale ha una profonda sintonia umana. Una visita importante quindi per il presidente che il suo staff ha sempre definito di congedo, ove non fosse ancora chiaro il pensiero del capo dello Stato.

Nel pomeriggio al Quirinale il Capo dello Stato, in attesa del discorso politico alle Alte cariche dello Stato in agenda lunedì, con i diplomatici non poteva che ripercorrere il suo percorso politico di queste sette anni: multilateralismo senza compromessi e ruolo delle Nazioni Unite; imprescindibilità dell’Unione europea; lotta ai cambiamenti climatici. Ma soprattutto la consapevolezza che andare avanti da soli è controproducente: «ci si può salvare solamente agendo tutti insieme».

È una considerazione, quest’ultima, più volte ricordata nei nostri incontri, ben prima dell’avvento della pandemia. «La realtà dei nostri giorni ci lascia intendere come in ogni ambito delle relazioni internazionali approcci esclusivamente nazionali non abbiano speranza di successo», ha sottolineato parlando della pandemia. La dura avanzata del virus ha molto colpito il presidente che si è sempre speso per un approccio scientifico dell’emergenza criticando a più riprese le frange oltranziste no-vax.

Ed anche oggi ha lasciato quasi un lascito testamentario: «Il mio auspicio è per un 2022 che consenta ai nostri popoli di far tesoro delle lezioni che abbiamo appreso in questi due anni, per un miglior futuro».

Accompagnato dal mantra del suo settennato: nessuno, neanche l'Europa, chiuda mai gli occhi di fronte al dramma dell’immigrazione che va affrontato. Le crisi in atto hanno generato lo scorso anno, secondo le Agenzie delle Nazioni Unite, un incremento del fenomeno migratorio, che ha raggiunto un livello che supera i 280 milioni di essere umani, mentre i profughi, nello stesso periodo, hanno superato gli 82 milioni di persone. «E' evidente che non possiamo chiudere gli occhi, ripiegarci su noi stessi, ma dobbiamo avere il coraggio di raccogliere le sfide, elaborando congiuntamente soluzioni all’altezza degli impegni liberamente assunti a livello internazionale», auspica Mattarella.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA