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La mini-sanatoria approvata dall’Ars che condona gli abusi in aree a inedificabilità relativa

Lo stesso vincolo, in base alla legislazione nazionale, è sufficiente per non consentire la regolarizzazione della posizione in questione

Di Giuseppe Bianca |

L’Ars ha approvato ieri il ddl Edilizia con 27 voti favorevoli e 0 contrari.  Sono stati invece 16  gli astenuti (Pd e 5stelle). Approvato, con voto segreto e un solo voto di scarto, anche lo stralcio con l’articolo 20, che prevedeva la sanatoria per le costruzioni in aree sottoposte a vincolo relativo. Manco a dirlo, non sono mancati  in Aula i momenti di tensione. Dovuti principalmente al meccanismo di voto elettronico che si è inceppato e ha registrato come assenti e non votanti alcuni parlamentari, tra questi il capogruppo dell’Udc, Eleonora Lo Curto, in occasione dell’emendamento presentato dal deputato Giorgio Assenza (#Db) che prevedeva la sanatoria anche di alcune costruzione anche entro i 150 metri dalla costa. Lo stesso è stato bocciato con voto segreto (22 favorevoli e 24 contrari).

Proprio ieri Legambiente aveva inviato una lettera al presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, in cui chiedeva di verificare con gli uffici dell’Ars l’esistenza delle condizioni «per stralciare dal corpo del disegno di legge l’articolo 20, prima della sua definitiva approvazione, per evitare un’altra pessima figura con l’ennesima, ovvia, impugnativa del governo nazionale».

Il punto di origine da cui è partito il percorso della proposta ieri diventata legge nasce dal dipartimento Territorio e Ambiente che in passato, più volte, si è basato sul merito accertato dal Cga. Ciò è valso in per alcuni casi  in cui è stata riconosciuta l’ammissibilità di  istanze di sanatoria. Si tratta di immobili o costruzioni che ricadono in aree sottoposte a vincolo relativo. Lo stesso che, in base alla legislazione nazionale, è sufficiente per non consentire la regolarizzazione della posizione in questione. Per non essere secondi a nessuno nella gara delle carte e delle carte bollate, alcuni comuni hanno rigettato le istanze perché carenti dei pareri delle Soprintendenze. Queste ultime in altri casi ancora, in forza di una interpretazione restrittiva, hanno ritenuto sufficiente il vincolo relativo per dire no.

Il percorso della legge è andato avanti quindi sino al suo epilogo, ma gli ambientalisti siciliani non hanno cambiato idea davanti alle spiegazioni del governo regionale rese dal “padre” della legge, l’assessore al Territorio Toto Cordaro. In una nota Legambiente dettaglia ulteriormente gli argomenti per i quali il quadro si presenterebbe meno semplice e più delineato di quello descritto dal governo: «Sotto le mentite spoglie di una norma interpretativa della legge di recepimento del mini-condono nazionale del 2003 – recita una nota – ci sono una serie di “errori”».

Legambiente punta sulla mancanza di «indeterminatezza» e chiarisce «non è affatto vero che vi sono molte migliaia di persone in attesa di una risposta sulla loro istanza di sanatoria. Quelle istanze – commenta la nota – semplicemente non esistono perché chi le ha presentate non ne aveva titolo. Quindi non esiste alcuna pratica pendente».

Cordaro aveva in realtà ricordato, anche nei giorni scorsi, come gli automatismi non fossero così scontati, dal momento che rimane vigente l’obbligo di un parere favorevole delle Soprintendenze per «ciò che è realizzato in difformità dalle norme urbanistiche vigenti». 

Accantonato l’emendamento A52 che in casi di beni immobili confiscati alla mafia collocati in zone di inedificabilità assoluta, in ragione del loro significato sociale di riscatto dalla mafia, prevedeva l’ipotesi di non demolirli per essere assegnati a fini istituzionali. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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