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Rotondi riapre la guerra del nome con Cuffaro: «Tribunale gli vieti di usare Democrazia Cristiana»

La passa alla magistratura

Di Redazione |

«E anche stavolta l’unità della Dc la faremo la prossima volta: non saranno le elezioni europee la nostra partita della vita. Nessuno stupore, né scandalo: era nell’aria. Meno scontato era che i tre partiti democristiani del centrodestra assumessero tre scelte diverse: l’Udc accenna, non ancora formalmente, a un patto con la Lega di Salvini; noi della Dc sosterremo Giorgia Meloni; il partito di Totó Cuffaro si spinge addirittura fuori dal centrodestra, annunciando una lista comune con Matteo Renzi e addirittura con Emma Bonino. Sono scelte politiche, naturalmente. E vanno rispettate, tutte».

Lo ha scritto sui social Gianfranco Rotondi, presidente della «Dc con Rotondi». «Diviene però urgente – aggiunge – ottenere dal tribunale di Avellino, a cui per primo si è rivolto il senatore Cuffaro, una decisione, per noi prevedibile, ma spetta ai magistrati, sulla titolarità del nome della Democrazia Cristiana. Non è immaginabile che prosegua l’equivoco di due partiti con la stessa denominazione. E’ per questo che abbiamo presentato al tribunale di Avellino domanda riconvenzionale per inibire a Cuffaro l’uso della denominazione Democrazia Cristiana, indebitamente usurpata dallo stesso, ingenerando confusione nell’elettorato».

«Sarebbe bastato poco – conclude Rotondi – a evitare questo giudizio, e l’inevitabile danno che ne deriverà, comunque, per tutti: non è difficile distinguere due simboli, due denominazioni, pur mantenendo il riferimento a una storia comune. Ci riuscirono Gerardo Bianco e Rocco Buttiglione, nel corso di una tempesta politica ben diversa e ben più rilevante. A noi viene più difficile: anche i democristiani, nel loro piccolo, invecchiano».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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