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L’embargo al petrolio russo mette in ginocchio Priolo, a rischio diecimila posti di lavoro

L'unico greggio che arriva via mare è quello di Mosca per la Lukoil. Ma il Mise annuncia sta valutando la dichiarazione di area di crisi complessa

Di Redazione |

Potrebbe arrivare una svolta alla crisi che sta attraversando la raffineria di Priolo, aggravata dall’embargo deciso dall’Ue per il petrolio russo via mare, l'unico greggio che arriva allo stabilimento della Lukoil, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, tra occupazione diretta e indotta. La novità arriva dal ministero per lo Sviluppo economico che «segue con la dovuta attenzione la situazione del Petrolchimico del Siracusano preoccupato, «soprattutto, per le possibili ricadute occupazionali che le misure conseguenti alla guerra in Ucraina potrebbero causare». Fonti del Mise fanno sapere che, «nel rispetto di tutte le competenze», il ministero «è pronto a valutare la dichiarazione di area di crisi complessa».

La notizia è accolta con sollievo dai rappresentanti sindacali, ma non ferma tutte le polemiche. «Sapere da un’agenzia di stampa che dopo sette mesi il Mise sarebbe pronto a valutare la dichiarazione di area di crisi complessa per il petrolchimico siracusano lascia sgomenti», afferma l’assessore alle Attività produttive della Regione Siciliana Mimmo Turano, ricordando che «il governo Musumeci non ha ricevuto alcuna risposta dall’esecutivo Draghi, nonostante abbia personalmente scritto ben quattro volte al ministro Giorgetti».

L’allarme «bomba sociale» per l’Iasb di Priolo è stato rilanciato anche dal governatore Nello Musumeci. stimando, in Sicilia, con l’embargo Ue, «una perdita del posto di lavoro per 4-5 mila padri di famiglia». Anche per la deputata siracusana di Fi, Stefania Prestigiacomo, «la decisione rischia di avere conseguenze drammatiche sull'economia isolana e gravi ripercussioni su tutto il sistema degli approvvigionamenti energetici nazionali».

Per l’ex ministro «la chiusura dell’Isab va scongiurata a tutti i costi», perché «sarebbe un 'effetto collateralè della guerra che l’Italia, e la Sicilia in particolare, non può permettersi». Alla situazione dell’area è stato dedicato un tavolo al quale hanno partecipato la Regione Siciliana, l’Unione Petrolifera, l’UNEM, i sindaci del territorio, Confindustria e le organizzazioni sindacali durante il quale spiega la viceministra al Mise, Alessandra Todde: «è emersa la forte preoccupazione di tutte le parti per la vicenda Isab-Lukoil soprattutto alla luce delle decisioni del Consiglio Europeo di ieri notte».

Secondo la Uiltec, però, si è trattato di «una riunione interlocutoria che dimostra come non si abbia contezza del contesto emergenziale riguardante l’area industriale» La Cgil e Filctem chiedono che intanto «il governo intervenga sulle banche affinché riaprano a Lukoil le linee di credito oggi bloccate» per evitare «il collasso dell’intera area industriale, con la perdita di circa 10mila posti di lavoro, se dovesse entrare in crisi e chiudere l’Isab di Priolo, società italiana controllata da una società svizzera». Ust e Femca Cisl sollecitano il Mise a «concedere il riconoscimento dell’area di crisi» a Priolo perché si avrebbero "importanti ricadute per il polo industriale siracusano, soprattutto grossi investimenti pubblici e privati che potrebbero favorire la riconversione del sito e l’attuazione di un sistema energetico integrato». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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