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Cassoni della Marina: fine del sogno risarcitorio? Il Comune potrebbe rinunciare alla Cassazione

L’Ente, che dal 2014 ritiene di essere parte lesa e meritevole di un risarcimento di 5,5 milioni dal ministero della Giustizia, potrebbe alzare bandiera bianca  dopo due gradi di giudizio avversi

Di Massimiliano Torneo |

Si potrebbe chiudere definitivamente, con il Comune di Siracusa suo malgrado a bocca asciutta, l’annosa vicenda dei cassoni della Marina. L’Ente, che dal 2014 ritiene di essere parte lesa e meritevole di un risarcimento di 5,5 milioni dal ministero della Giustizia, potrebbe alzare bandiera bianca e dopo due gradi di giudizio avversi, non ricorrere in Cassazione. Troppo esigue le chance di vittoria e, di contro, molto forte il rischio di esporsi al risarcimento di corpose spese legali. Il gioco, insomma, non varrebbe la candela. È scoraggiante, infatti, il contenuto del parere legale che l’amministrazione ha chiesto appositamente a un esperto cassazionista. La vicenda ha inizio nel 2010, in pieni lavori per il rifacimento della Marina (che dopo gli avvenimenti tortuosi verrà inaugurata solo nel maggio 2016). L’appalto era stato stipulato per l’esecuzione di “Interventi di qualifica funzionale delle banchine del Porto Grande di Siracusa”.

A seguito di un’indagine della Procura nel 2010, vennero sequestrati 93 cassoni di cemento armato (di circa 400 kg ciascuno: manufatti che servono per l’allargamento delle banchine) dal momento che il Ctu, nominato dalla stessa Procura, affermava “non essere idonei a garantire i 50 anni di vita media previsti nel progetto”. Qualche tempo dopo, a seguito di una consulenza dell’associazione di imprese aggiudicataria dell’appalto, verificata dai periti nominati dal tribunale, lo stesso gip rimetteva gli atti al pm, chiedendo l’archiviazione del procedimento perché “il fatto non sussiste”. Richiesta di archiviazione che venne accolta. A quel punto il Comune promosse un’azione, dinanzi al tribunale di Catania, per ottenere, dal ministero della Giustizia e dal consulente, il risarcimento dei danni patrimoniali e morali subiti a causa del fatto. Richiesta che, nel 2017, in primo grado, è stata rigettata. Impugnata la sentenza di primo grado, anche il ricorso in appello, nel 2021, è stato respinto.

A ripercorrere i fatti è la dirigente degli Affari legali Maria Distefano nella determina con cui il 9 marzo il Comune ha affidato l’incarico per un parere legale proprio per comprendere se convenga ricorrere in Cassazione o meno. La consulenza legale esterna è stata affidata all’esperto cassazionista Giuseppe Polara. Già depositata non sembra essere risultata incoraggiante. Il rischio è di perseverare. Le due sentenze già avverse lascerebbero poco spazio per determinare un eventuale ribaltamento. Il legale ha depositato il parere. Adesso la decisione finale spetta all’ente.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA