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L'intervista

La Sicilia e la “generazione trolley”, «Dopo il covid gap aumentato»

Il professor Giancarlo Blangiardo (ex Istat) relatore del seminario “I giovani, la famiglia e lo sviluppo del Sud”, organizzato dall’Arcidiocesi di Catania

Di Gerardo Marrone |

«Solo restituendo una speranza di futuro, fatta di lavoro vero, stabile e sostenibile, si può non dico invertire ma perlomeno frenare questa tendenza. E questo vale in primo luogo per le generazioni più giovani». La Sicilia si spopola, il rimedio si chiama “lavoro vero”. Va dritto al punto il professor Gian Carlo Blangiardo. Il docente emerito di Demografia, che da poco più di un mese ha lasciato la presidenza dell’Istat, sarà domani relatore al seminario “I giovani, la famiglia e lo sviluppo del Sud” organizzato dall’Arcidiocesi di Catania. L’incontro pubblico avrà inizio alle 10.30 nell’aula magna dell’Ateneo cittadino.

Sud: le famiglie soffrono, lo sviluppo latita, ragazze e ragazzi emigrano. Proviamo a riscrivere così il titolo dell’evento?«Purtroppo la forte ripresa economica che abbiamo vissuto nell’uscita dalla crisi pandemica, con un Pil cresciuto in volume del 6,7 per cento nel 2021 e del 3,7 l’anno scorso, non ha ridotto il divario Nord-Sud. Lo dimostrano tanti indicatori statistici, ne segnalo uno su tutti con riferimento alla contabilità nazionale: il Pil pro capite. In Sicilia il valore era pari a 17.498 euro prima del Covid, nel 2019, e nel 2021 è sceso a 17mila euro (-5 per cento), mentre il dato nazionale è passato da 28.944 a 28.385 (-2)».

Numeri eloquenti.«Sono i numeri più recenti, diffusi a fine dicembre con i conti territoriali, e segnano un differenziale che parla da solo. E se in questo contesto di mancato sviluppo tutti i residenti dell’Isola soffrono, i giovani pagano il prezzo peggiore: con u tasso di occupazione dei 25-34enni inchiodato al 40%, contro il 62% medio nazionale, si può parlare di generazioni dal futuro incerto. Non sorprende, in questo contesto, che in Sicilia i Neet – ossia coloro che non studiano né lavorano – siano molto più numerosi rispetto alla media nazionale. L’ultimo Rapporto Istat sul Bes, misura del Benessere Equo e Sostenibile, parla chiaro: a fine 2022 erano pari al 32,4%, contro il 19% del dato nazionale».

Calo demografico e fuga dei giovani. Così si spopola la Sicilia?«La demografia, al netto delle migrazioni, mostra in Sicilia dinamiche forse meno avverse che per l’Italia nel suo complesso, ma certamene non meno preoccupanti. Il numero di figli medio per donna è al 1,35 contro 1,24 nazionale, l’età media della popolazione è più bassa e sono migliori, di conseguenza, gli indici di vecchiaia e di dipendenza degli anziani».

Il professore Gian Carlo Blangiardo

Dunque?«Siamo dunque assai lontano dal tasso di ricambio tra le generazioni – i due figli per donna in media – anche se siamo messi un po’ meglio che nel resto del Paese. Ne risulta che la crescita naturale è decisamente negativa (-4,7 per mille nel 2022) e il saldo migratorio, anch’esso negativo, accentua il calo della popolazione (- 6,5 per mille nel 2022). In prospettiva, nella previsione centrale diffusa dall’Istat, la popolazione dell’Isola passerebbe dai 4,8 milioni attuali a 3,9 milioni fra trent’anni e a 3,5 fra quaranta».

L’Istat, la “sua” Istat, ha sottolineato ancora una volta nei mesi scorsi il gap strutturale e infrastrutturale che esiste non solo tra Sud e resto del Paese ma anche tra regioni e regioni dello stesso Meridione d’Italia. Tutti confidano adesso nelle risorse del Piano di ripresa e resilienza. Una pia illusione?«Il Pnrr rappresenta un’occasione e un impegno imprescindibile, oltre il 40 per cento delle risorse rese disponibili sono destinate al Mezzogiorno e sarebbe un peccato mortale non cogliere questa opportunità. Ci sono molti divari infrastrutturali da colmare, nei servizi, nelle scuole, sulle reti, da quelle idriche alla banda larga. C’è molto lavoro da fare e ora che si affacciano alcune risorse occorre mettersi all’opera. E occorre farlo presto e bene».

Altro ritardo preoccupante, quello relativo alle competenze degli studenti meridionali su materie-chiave come la matematica. Se ne parla da tempo, ma non si vedono miglioramenti. O no?«Il livello di competenza in matematica di uno studente della scuola secondaria superiore nell’ultimo anno scolastico ha segnato il valore massimo solo per il 6,7% dei siciliani, contro una media nazionale del 14,9%, e va anche detto che il 44,3% degli studenti siciliani di queste classi, secondo gli ultimi dati Invalsi, si ferma al primo livello di competenza. Purtroppo anche su questo fronte i dati statistici mostrano che c’è molto da fare se si vogliono colmare i divari che rischiano di penalizzare le generazioni più giovani nel percorso formativo e, in seguito, nel dare loro opportunità di crescita nel lavoro e nella società».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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