Notizie Locali


SEZIONI
Catania 20°

Spettacoli

Il tempo lento dei Lautari canta la tradizione siciliana

Di Giorgia Lodato |

Chi parla di un ritorno sulla scena, si sbaglia. Per i Lautari, gruppo catanese che da quasi trentacinque anni si muove nel solco della tradizione popolare e del suo rinnovamento con un progetto che prevede non solo la ricerca e la rielaborazione di canti siciliani, ma anche la composizione di brani inediti nel rispetto dei motivi e delle forme tradizionali, la musica è pane quotidiano, elemento costante della loro esistenza.

E oggi, dopo nove anni dall’ultimo lavoro discografico con la Due Parole – Narciso Records, etichetta catanese fondata da Carmen Consoli, i Lautari presentano il loro ultimo album, Fora tempu, per l’etichetta Italysona.

«Siamo abituati a questi tempi lunghi», spiega Gionni Allegra, voce, contrabbasso e chitarra del gruppo catanese composto da Puccio Castrogiovanni, voce, mandolino, bouzouki, mandola, marranzani e fisarmonica, Marco Corbino, chitarre, Salvatore Assenza, clarinetto, sax e pive, e Salvo Farruggio, batteria e percussioni.

«Il disco si chiama Fora tempu perché è nella nostra natura non avere fretta, siamo fuori da questi schemi. Siamo insieme da trent’anni, ricchi e famosi non lo siamo diventati mai, quindi ci prendiamo la libertà di non fare le cose con urgenza. Ci piace pensare al nostro lavoro come a un lavoro artigianale che sta scomparendo e che va fatto bene».

Dopo l’ultimo disco i Lautari non si sono mica fermati. Sono stati in giro, hanno suonato, si sono rilassati. «D’altronde la nostra religione recita “Non fare mai oggi quello che potresti fare domani”. Ecco perché il fatto che sono passati nove anni da un certo punto di vista è normale».

Ma dove sono stati i Lautari in questi anni? Sono cambiati, sono cresciuti? «Abbiamo lavorato, abbiamo continuato a suonare, abbiamo fatto concerti, abbiamo viaggiato, abbiamo portato la nostra musica in tutto il mondo». Da Palermo alla Turchia, da Ankara alla Spagna, da Israele al Portogallo, dall’Argentina al Giappone. «Ma abbiamo anche portato avanti le nostre numerose collaborazioni». Come quella con la Compagnia Zappalà Danza, con cui il gruppo ha realizzato gli spettacoli Tutti devoti tutti e I am beautiful, componendo ed eseguendo la musica dal vivo. O quella con i Fratelli Napoli con cui, nel 2017, hanno realizzato lo spettacolo di pupi Tutta un’altra Storia – Metamorfosi di Angelo D’Arrigo, che ha debuttato al Teatro Sangiorgi di Catania.

«Abbiamo continuato, insomma, a fare quello che ci piace fare, suonare e comporre musica. Ma anche riprendere brani di anni fa e riarrangiarli secondo un gusto più moderno. Abbiamo lanciato la campagna di crowfunding e poi abbiamo affrontato, come tutti, il blocco dovuto alla pandemia. E anche se i tempi ancora non sono maturi per presentarlo in giro, abbiamo deciso che era arrivato il momento di fare uscire l’album».

Il gruppo vanta collaborazioni con artisti del calibro di Goran Bregovic – nell’album Karmen (With a happy end) è contenuto il brano Focu di raggia scritto dai Lautari – e il valore musicale e culturale del loro progetto musicale ha consentito ai Lautari di arrivare in teatro con artisti e registi di grande spessore come Pino Micol, Gabriele Lavia, Franco Zeffirelli, Giorgio Albertazzi, Armando Pugliese, Peppe Barra. «Con queste persone il rapporto di collaborazione resterà sempre. Siamo amici, suoniamo insieme, li accompagniamo in tante situazioni e continueremo a farlo. Siamo disponibili e aperti alla collaborazione, ci piace suonare e fare musica, soprattutto dal vivo. E naturalmente in questo periodo soffriamo, come soffrono tutti quelli che fanno questo mestiere, e non vediamo l’ora di ricominciare. Soprattutto adesso che abbiamo da presentare il disco nuovo».

Una ragione in più per tornare a esibirsi dal vivo e a divertirsi. Perché è quella, in fondo, la cosa più importante. «Il fatto che ci divertiamo e che siamo contenti quando la gente si diverte è fondamentale. E questo succede da trent’anni. Non solo in Italia ma anche all’estero, dove c’è gente che non capisce una parola di quello che stiamo dicendo ma che ci regala comunque un riscontro eccezionale. Perché è contenta di aver assaporato la nostra musica e il racconto che facciamo attraverso le nostre canzoni. È questo che ci dà la forza per andare sempre più avanti».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti: