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Archeologia: rinasce Tempio d’Alatri, direttore museo Etrusco ‘Sarà macchina del Tempio’

Di Redazione |

Roma, 30 giu. Un lavoro e restauro che offrirà una ‘nuova vita’ al Tempio di Alatri, conservato in uno dei giardini del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. E’ l’obiettivo del museo stesso che ha avviato un progetto di recupero, dopo anni di trascuratezza e abbandono, grazie al quale l’opera verrà offerta alla pubblica fruizione. Scopo del progetto, che arriva 45 anni dall’ultimo intervento, è quello di fornire una visita immersiva e suggestiva. Il cantiere costituisce infatti il presupposto per la futura trasformazione del tempio in una ‘Macchina del tempio’, che ospiterà al suo interno uno spazio immersivo digitale, in cui vivere l’esperienza del racconto della storia come in un viaggio attraverso il tempo giocando non soltanto sulla componente tecnologica, ma anche su quella della narrazione storica. Un lavoro che, sulla base del cronoprogramma stabilito, dovrebbe concludersi entro il 2023.

Il direttore del museo, Valentino Nizzo, infatti, parlando con l’AdnKronos, assicura che “entro l’anno finirà il restauro e il consolidamento. Aspettiamo che, a settembre, sia annunciata la seconda fase del bando della Regione Lazio, quella operativa. Siamo pronti per andare a gara. Mi aspetto che tutto sia completato entro il 2023. Il modello cui si rifà l’edificio dei giardini di Villa Giulia – racconta Nizzo – è un tempio rinvenuto ad Alatri, in provincia di Frosinone, che risale al terzo-secondo secolo avanti Cristo, ritrovato nel 1882 e scavato tra il 1888 e 1889 da Adolfo Cozza, lo stesso architetto e archeologo che ha curato la sua ricostruzione in scala 1 a 1, presente nel giardino del Museo, con le tecniche antiche realizzando una cosa che ancora oggi è unica ma che alla fine dell’Ottocento era il primo esempio a livello mondiale di quello che noi chiamiamo ‘open air museum’. Cioè una ricostruzione a cielo aperto di un elemento del passato sulla base dei dati di uno scavo archeologico fatto l’anno prima”.

“Cozza, architetto e curatore del progetto – spiega Nizzo – voluto dal fondatore del nostro museo Felice Barnabei, mette in campo una squadra di artigiani che non solo recuperano le tecniche antiche ma riproducono con una fedeltà incredibile tutte quante le terrecotte architettoniche recuperate nello scavo. E qui, a villa Giulia, viene fatto in uno dei Giardini a partire dallo stesso anno in cui il museo viene fondato cioè nel 1889”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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