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Così il jihadista catanese obbligava la sua compagna a portare il velo

Di Redazione |

Aveva costretto la propria compagna a seguirlo nella sua scelta religiosa, obbligandola a portare il velo e a vedere immagini e video di crudeli esecuzioni di «infedeli».

Giuseppe D’Ignoti il 32enne catanese, che dopo la conversione si faceva chiamare Ahmed, arrestato dalla polizia di Catania con l’accusa di apologia dei delitti di terrorismo mediante strumenti informatici e istigazione ad arruolarsi in associazioni terroristiche, era, secondo la polizia, assolutamente radicalizzato.

Il 4 ottobre del 2017 era stato arrestato dalla Digos della Questura di Catania con l’accusa di riduzione in schiavitù, violenza sessuale continuata, sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali gravissime commessi nei confronti della donna con cui aveva convissuto da aprile al 20 settembre 2017.

La donna, dopo l’ennesima aggressione, è riuscita a fuggire all’uomo mentre era ricoverata in un ospedale del catanese. Arrivata a Torino, lo scorso 22 settembre, lo ha denunciato in Questura. D’Ignoti, era già stato condannato per il reato di violenza sessuale, lesioni e maltrattamenti ai danni dell’ex moglie e aveva scontato la pena in carcere, a Caltagirone, dal 2010 al 2015 dove si era convertito all’islamismo sotto l’influenza del marocchino Aziz Sarrah, allora 31enne, poi rimpatriato nel 2017 dall’Italia poiché trovato in possesso di un vessillo dell’Isis .COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA