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Agrigento, lo strano caso della «sorgente» nel Palacongressi del Villaggio Mosè

Di Gioacchino Schicchi |

AGRIGENTO – L’acqua c’è, ma non si vede. E, certamente, nessuno sembra particolarmente interessato alla sua presenza.

Luogo, i “piedi” del Palazzo dei congressi del Villaggio Mosè. Una struttura che, come noto, è oggetto di interventi di manutenzione ordinaria da parte del Parco Archeologico, al quale venne affidato nel 2016 dalla Finanziaria Regionale e che, in primis, ha dovuto fare i conti con un serissimo problema di convivenza con una falda “freatica”, ovvero un punto di affioramento d’acqua proveniente dalla zona alta del Villaggio Mosè. Una sorgente molto “attiva” che per essere gestita richiede un importante impianto di pompaggio (7 pompe elettriche e diverse vasche da grandi dimensioni per l’accumulo del liquido, parte del quale finisce ovviamente buttato via) e che adesso, grazie ai lavori di manutenzione è tenuta sotto controllo proprio in seguito al ripristino del sistema idrico.

Un modo per “tamponare”, certamente non una soluzione al problema, che per essere affrontato richiederebbe progettualità e interventi economici e tecnici che vanno ben al di là di quello che è oggi nelle condizioni di fare il Parco Archeologico, al quale è demandata, appunto, solo la gestione e la manutenzione ordinaria. Il resto non è quindi competenza del Parco archeologico al quale, ad esempio, non è stato certamente demandato di occuparsi di questioni di tipo strutturale o idrogeologico. A concorrere in tal senso dovrebbe essere, si disse all’epoca del passaggio di mano dall’Assessorato al Bilancio a quello ai Beni Culturali, del Genio Civile, al quale appunto – si disse – era dato incarico di studiare il problema delle acque e proporre una soluzione tecnica.

Noi di notizie in tal senso, ancora oggi, non siamo riusciti a reperirne, né vi è traccia di provvedimenti già realizzati e pubblici. Anche il Comune di Agrigento, al momento, non sembra interessato alla questione nonostante esista una sorgente “vivace” in pieno centro abitato e in un quartiere dove manca qualunque studio di tipo idrogeologico. Esclusa, inoltre, ogni possibilità di utilizzare quest’acqua ad esempio per scopi irrigui: Girgenti acque, infatti, è concessionaria di impianti e fonti già esistenti e ogni interessamento per una risorsa idrica (potabile) dovrebbe valere la “candela”. E oggi, ci spiegano, non esiste alcuna possibilità in tal senso anche perché, oggettivamente, il gestore ha saputo dal giornale dell’esistenza dell’acqua.

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