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Fdi: pm Milano, ‘Fidanza ideatore operazione Acri’

Di Redazione |

Milano, 13 gen. L’eurodeputato di Fdi Carlo Fidanza è l’ideatore dell’operazione Acri’. Lo sostiene la procura di Milano che ha chiuso le indagini per corruzione “per atti contrari ai doveri d’ufficio” a carico dell’esponente politico e di altre tre persone, ossia il consigliere comunale bresciano Giangiacomo Calovini, l’ex consigliere bresciano Giovanni Acri e Giuseppe Romele, ex vicecoordinatore lombardo di Fdi. Nell’ipotesi accusatoria Acri avrebbe lasciato il suo incarico nel consiglio comunale a Brescia, il 25 giugno 2021, facendo subentrare il primo dei non eletti, ossia Calovini, vicino a Fidanza, e in cambio, secondo l’accusa, avrebbe ottenuto l’assunzione del figlio, Jacopo Acri, come assistente dell’europarlamentare.

“Tale accordo criminoso, definito dagli stessi protagonisti ‘Operazione Acri’, concepito da Fidanza (‘Abbiamo capito cosa vuole Acri?’ – ‘Se serve per levarlo dai co… sono disponibile a dargli un vitalizio di 1000 euro al mese fino a fine legislatura, magari mettendo sotto contratto non lui ma uno/a che lui ci dice, per agevolare la fuoriuscita’) e realizzato con la fattiva collaborazione di Calovini e Romele, veniva perseguito attraverso più riunioni tra gli indagati tenutesi sia in Milano, presso gli uffici di Fidanza, sia in Roma presso la sede nazionale del partito Fratelli D’Italia, sia in Brescia presso l’abitazione di Romele” si legge nell’atto di chiusura indagine firmato dai pm di Milano Cristina Roveda e Giovanni Polizzi.

Ma anche “attraverso numerose interlocuzioni via WhatsApp e si perfezionava con la sottoscrizione avvenuta in Milano in data 21 giugno 2021 da parte di Fidanza e Jacopo Acri del contratto di collaborazione, retrodatato al 18 giugno, e la contestuale sottoscrizione da parte di Gianfranco Acri della lettera di dimissioni da consigliere comunale, protocollata presso il Comune di Brescia il successivo 25 giugno, non prima di avere ottenuto, in pari data, prova della modifica del contratto in senso migliorativo, con estensione della durata sino al 31 maggio 2024 (a fronte dell’originaria scadenza al 31 dicembre 2021) e con soppressione del periodo di prova di tre mesi”. Dimissioni, secondo gli inquirenti, “da considerarsi atto contrario ai doveri d’ufficio, in quanto conseguenza non di una scelta personale e insindacabile ma dell’asservimento all’esclusivo interesse del corruttore. Con l’aggravante di avere il fatto ad oggetto il conferimento di un impiego o stipendio pubblico”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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