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Turismo e tasse

A Sciacca i “furbetti” della tassa di soggiorno: la versa soltanto il 47% degli albergatori

Agli uffici finanziari del Comune mancano all’appello, in particolare, centinaia di posti letto (hotel, bed and breakfast, case vacanza e affittacamere), presenti sulle piattaforme social ma non ufficialmente registrati

Di Redazione |

A fronte di 380 strutture ricettive presenti sui portali specializzati (Booking, Airbnb e altri), a versare regolarmente l’imposta di soggiorno al comune è soltanto il 47%. Succede a Sciacca (Agrigento), dove alla crescita del settore turistico-alberghiero non si è associato l'atteso aumento delle riscossioni da parte dell’ente locale. A confermare questo dato sono stati gli stessi uffici finanziari del comune di Sciacca dove, al momento, le entrate derivanti specificamente dall’imposta di soggiorno si fermano ad un milione di euro circa. Si tratta di un gettito che in massima parte viene garantito dagli ospiti di Sciaccamare (i 4 alberghi del gruppo Mangiàs) e da quelli del Verdura Resort di Rocco Forte. Mancano all’appello adesso centinaia di posti letto (hotel, bed and breakfast, case vacanza e affittacamere) che, pur presenti sulle piattaforme che mettono d’accordo domanda e offerta, non hanno mai comunicato la loro attività. Se ne è accorta la stessa Corte dei Conti, che ha formalmente richiamato il comune di Sciacca ad intervenire al più presto, affinché gli introiti dell’imposta di soggiorno vengano ricalcolati e pretesi, scovando gli evasori. Ma il comune di Sciacca, e non solo nel settore dei servizi finanziari, ha carenze di personale. «Siamo già pronti – dice l’assessore ai Tributi Francesco Sabella – a incaricare una società specializzata nel settore degli accertamenti fiscali per far pagare anche chi fino ad oggi non lo ha fatto».   

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