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L'inchiesta

Catania: la mappa della mafia tra scarcerazioni e nuove leve

Sentenze e retate hanno colpito duramente gli assetti delle cosche, ma i boss si sono riorganizzati.

Di Laura Distefano |

Si leccano le ferite i boss di Cosa Nostra. Vecchi e nuovi. La stangata di quattro secoli inflitta nel processo “Agorà” è diventata argomento centrale nelle discussioni di questi giorni. La mafia è affaticata. Non ha tempo di respirare e riassettare gli organigrammi che una retata rimescola le carte. I piani alti saranno riusciti a trovare la loro “guida”? Non sarà cosa semplice.

La cupola e i vuoti di potere

L’arresto di Francesco Napoli, nel blitz “Sangue Blu”, ha fatto vacillare per molto tempo il clan Santapaola. L’impostazione del capo invisibile che compariva solo per le questioni importanti con il mondo imprenditoriale e per eliminare le scorie con altri clan, sovrastante un secondo livello con una cabina di regia che gestisce estorsioni e droga sembrava aver funzionato. Quando il Ros fece scattare il blitz “Agorà” e Napoli rimase fuori qualcuno mormorò che la strategia aveva dato i suoi frutti. Nulla di più sbagliato. Il rampollo dei Ferrera, ‘cavadduzzu’, fu arrestato e poi finì dritto al 41bis, seppur con qualche mese di ritardo dovuto più che altro alla cattura di Matteo Messina Denaro che diede lavoro inaspettato al ministro della Giustizia. Il pentito Salvatore Scavone disse che il ruolo di “rappresentante provinciale” gli fu dato in carcere da un boss che però i magistrati della Dda hanno “omissato” nei verbali depositati.

Il vecchio verbale del killer

Ma della sua nomina aveva parlato in tempi non sospetti Carmelo Aldo Navarria, lo spazzino dei Malpassotu. Nel 2020 i carabinieri eseguirono l’ordinanza Overtrade. E in quelle pagine venne inserito uno stralcio di un verbale di grande valenza investigativa. Il killer rivelò agli investigatori i piani di successione dei vertici della famiglia mafiosa dopo un possibile arresto di Francesco “colluccio” Santapaola, il figlio di Turi, cugino di secondo grado di Nitto. «In carcere, nel 2016, lo ho saputo da Alfio Carciotto (uomo di Mascalucia) e Marcello Magrì (fratello dell’uomo d’onore Orazio è stato il capo per pochi mesi nel 2016) chi in caso di arresto dei vertici di allora del clan avrebbero dovuto assumere il comando…». E faceva proprio i nomi: «Orazio Carbonaro, Mirko Casesa, Salvuccio Puglisi, Salvatore Mazzaglia e Francesco Napoli ed anche Dino Cammarata». Mazzaglia è deceduto da poco tempo per cause naturali. Orazio Carbonaro ha scontato le sue condanne. Idem per Dino Cammarata, che ha lavorato come scorta di Enzo Aiello (capo del braccio economico dei Santapaola-Ercolano). Gli altri personaggi sono in carcere. Tra chi ha finito di pagare il suo conto “giudiziario” c’è anche Roberto Vacante, genero del defunto boss Salvatore Santapaola.

Da carte, processi e verbali non ci sono indizi su chi abbia preso lo scettro. Però i mafiosi, seppur capaci di anticipare i tempi, hanno tradizioni di codice difficili da estirpare. Così età e lignaggio giocano un peso considerevole nella leadership.

Picanello: le scarcerazioni di peso

Picanello è storicamente una delle squadre più strategiche del clan Santapaola-Ercolano. A piede libero è tornato Lorenzo Pavone, che ha diretto gli affari del rione di Picanello almeno fino al 2013 quando scattò la maxi operazione “Fiori Bianchi”, frutto delle dichiarazioni del reggente di Cosa nostra – dell’ala militare – Santo La Causa. E parlando dell’ex re di Cosa Nostra, bazzicano a Picanello nuovamente Saro Tripoto e Venerando Cristaldi, entrambi catturati nel 2009 nel famoso summit del gotha di Cosa Nostra tenutosi a Belpasso. E sono tornati a piede libero, dopo un lungo periodo di detenzione, Franco Sutera e Ottavio Catania a Picanello. Pare che voglia rimanere fuori dai guai Giovanni Comis, che ha da poco subìto una condanna per intestazioni fittizie. E’ invece tornato in carcere da pochissimo Carmelo Salemi, ‘u ciuraru, arrestato nell’operazione della guardia di finanza “Oleandro”.

I Cappello conquistano nuovo potere

Guardando agli altri quartieri pochi sono solo “a trazione” Santapaola-Ercolano. A San Cristoforo si muovono molto bene anche i Cappello, che secondo i collaboratori sarebbero articolati in più correnti. Alcune di queste avrebbero come capitani di squadra: Pietro Guerrera “pummaroru” e Cosimo Viglianesi. A Librino c’è un po’ di caos dopo gli arresti dei blitz “Malerba” e “Terzo Capitolo”, che hanno portato in cella Giuseppe Pistone e i fedelissimi degli Arena. Ma dai verbali del “Vampiro”, Santo Li Voti, potrebbero emergere sorprese. In via Capo Passero il nome dei Calabretta, alleati ma con una propria autonomia dai Cappello, rimane preponderante con allargamenti anche verso Monte Po. Al Villaggio Sant’Agata chi porta il nome dei Santapaola deve fare i conti – per fatti di droga soprattutto – con i carusi legati a Sebastiano Miano, “piripicchio”, da qualche anno dietro le sbarre.

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