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Beni confiscati, al via a Calsanissetta il processo sul “sistema Saguto”

Di Redazione |

CALTANISSETTA – Ha preso il via oggi, davanti al tribunale di Caltanissetta, il processo sui presunti illeciti nella gestione dei beni confiscati alla mafia nella ex sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo. A capo di un «sistema» che avrebbe distribuito soldi, favori e regali ci sarebbe stata l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto. Rinviata a giudizio e sospesa, quando lo scandalo è scoppiato, tre anni fa, è sotto processo con gli uomini del suo «cerchio magico»: amministratori giudiziari, professionisti, altri magistrati, parenti stretti. Gli imputati si ritrovano in aula a rispondere, a vario titolo, di un’ottantina di capi di imputazione e di reati che vanno dalla corruzione al falso, dall’abuso d’ufficio alla truffa aggravata.

Oltre alle parti civili costituite in udienza preliminare – tra cui la Presidenza del Consiglio dei ministri e i Ministeri dell’Interno e della Giustizia, il Comune di Palermo e tutte le amministrazioni giudiziarie delle società destinatarie di provvedimenti della sezione all’epoca in cui era presieduta da Silvana Saguto – si sono costituite oggi in giudizio l’Università Kore di Enna e la Regione siciliana.

Le costituzioni delle parti sono comunque ancora in corso. Per l’accusa Saguto, che risponde di corruzione e abuso d’ufficio, avrebbe avuto una gestione illecita dei patrimoni di Cosa nostra fatta di assegnazioni di incarichi a un ristretto gruppo di fedelissimi da cui avrebbe in cambio ricevuto regali e favori. Tra questi spicca appunto la figura dell’avvocato Gaetano Cappellano Seminara destinatario di decine di incarichi come amministratore giudiziario che ha scelto il processo col rito immediato saltando l’udienza preliminare e la cui posizione, stralciata, dovrebbe essere riunita a quella degli altri imputati.

L’indagine, che è una costola di un’altra inchiesta nata a Palermo, si è incentrata anche sulle operazioni finanziarie in qualche modo riconducibili al “sistema» manovrato dal giudice e nelle quali avrebbe avuto una parte il padre Vittorio Saguto.

Imputati anche il marito della ex presidente, l’ingegnere Lorenzo Caramma, e il figlio Emanuele. A Caramma lo studio dell’avvocato Seminara avrebbe affidato consulenze per alcune centinaia di migliaia di euro.

Nello scambio interessato di favori sono coinvolti anche l’ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, gli amministratori giudiziari Aulo Gabriele Gigante, Roberto Nicola Santangelo, l’ex giudice della stessa sezione della Saguto, Lorenzo Chiaramonte, e due docenti universitari della Kore di Enna: Carmelo Provenzano, che aveva dato una mano di aiuto negli studi al figlio della Saguto, e Roberto Di Maria. Con loro vanno a giudizio anche la moglie di Provenzano, Maria Ingrao, e la collaboratrice Calogera Manta mentre è stata stralciata e trasmessa a Palermo la posizione di un altro docente, Luca Nivarra. A completare il quadro degli accusati sono anche due magistrati, Tommmaso Virga padre di Walter e Fabio Licata, e il cancelliere del tribunale di Palermo Elio Grimaldi, che hanno però scelto Il rito abbreviato.

Saguto, nelle scorse settimane, ha presentato una lunghissima lista di testi: 279 persone tra cui moltissimi ex colleghi magistrati.

Ed è stato rinviato al 31 gennaio per completare le questioni preliminari il processo sull’illecita gestione della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo in corso davanti al tribunale di Caltanissetta presieduto da Andrea Catalano. La principale imputata, l’ex presidente della sezione Silvana Saguto, nel frattempo sospesa da funzioni e stipendio e accusata di corruzione, non era presente all’udienza in cui otto parti civili si sono aggiunte a quelle già costituite all’udienza preliminare. L’accusa in aula è rappresentata dai pm Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti. Gli imputati sono 14. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA