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Coronavirus, il primario di Cardiologia di Agrigento: «Vi spiego io che cosa è accaduto nel mio reparto»

Di Fabio Russello |

L’Asp di Agrigento mantiene un inspiegabile silenzio e tocca dunque al primario del reparto di Cardiologia Giuseppe Caramanno spiegare che cosa sta accadendo all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento dove i casi di Covid sono ora quattro: due pazienti (ad uno il tampone è stato effettuato post mortem), un medico di emodinamica e un’ausiliaria.

“Il 16 marzo – ha spiegato Caramanno – è stata ricoverata presso la nostra unità operativa una donna di 76 anni di Favara, inviata in ospedale da un cardiologo del territorio, che necessitava dell’impianto di un pacemaker che poi veniva impiantato l’indomani, subito dopo un arresto cardiaco transitorio. Nonostante il medico di guardia insistentemente – ha aggiunto il primario di Cardiologia – avesse chiesto più volte alla paziente se fosse stata a contatto con persone a rischio coronavirus, la donna rispondeva negativamente e solo dopo avere effettuato una radiografia del torace e una Tac toracica molto sospette di infezione da COVID-19 è stata sottoposta al tampone per confermare il sospetto. Nel frattempo e solo dopo 12 ore dal ricovero la paziente ammetteva di essere stata vicina a un congiunto proveniente da Milano. L’esito del tampone positivo ci ha indotti a trasferire la paziente in un centro COVID-19. A seguito della positività della paziente – ha spiegato il primario della Cardiologia Caramanno – a distanza di 24 ore tutti gli operatori sanitari della cardiologia e due pazienti sono stati sottoposti a tampone risultato poi positivo in un emodinamista e in un’ausiliaria che non avevano avuto nessun contatto con la paziente di Favara in questione, mentre tutti gli altri erano negativi”.

Caramanno spiega anche la questione del paziente di Mussomeli ricoverato dal 22 febbraio per un grave scompenso cardiaco, e che il 16 marzo è stato sottoposto a una coronarografia e al quale è stato effettuato il tampone post mortem che è risultato positivo.

Giuseppe Caramanno, che ha dovuto chiarire la questione nella totale assenza di informazioni rese note dalla Asp di Agrigento, dà dunque la sua interpretazione di quanto è accaduto all’interno del suo reparto.

“La prima paziente (la donna favarese di 76 anni, ndr) è stata stata contagiata altrove e sicuramente – dice il primario – non in ospedale. Il paziente deceduto, COVID-19 positivo, ha contagiato sia l’emodinamista che l’ausiliaria. Resta da chiarire quando e dove il paziente deceduto abbia contratto l’infezione da Coronavirus”. Caramanno ha anche spiegato che “non esiste nessun focolaio nella Cardiologia di Agrigento”.

“Mi preme sottolineare – ha aggiunto – ancora una volta che, nonostante i casi verificatisi nel reparto di Cardiologia del nostro nosocomio, i cardiologi agrigentini continuano a svolgere regolarmente il proprio lavoro, dopo avere sanificato i locali e disposto la quarantena dei soggetti risultati positivi. Come già ribadito, è probabile che nelle prossime settimane pazienti COVID-19 potranno presentarsi nel nostro reparto, specialmente quelli affetti da infarto miocardico acuto che afferiscono direttamente in sala di Emodinamica, senza transitare dal pronto soccorso. In queste settimane abbiamo potuto constatare che alcuni pazienti stanno sottovalutando i sintomi dell’infarto ritardando il ricovero o addirittura restandosene a casa per paura del contagio con conseguenze spesso disastrose, per cui invito coloro che presentano sintomi come dolore toracico o difficoltà respiratorie a chiamare subito il 118 che provvederà ad eventuale ricovero in ospedale dove ci sono a disposizione dei professionisti che tratteranno tempestivamente al meglio tutte le patologie cardiache”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA