Notizie Locali


SEZIONI
Catania 19°

CATANIA

Catania, nei quartieri caldi “armistizio” forzato dopo le sparatorie

Le tensioni per lo spaccio. Ora si cerca di trovare un accordo con la diplomazia mafiosa e l’intervento dei vertici dei clan

Di Laura Distefano |

I passi falsi di alcuni cani sciolti della droga hanno avuto delle conseguenze molto pesanti per gli affari illeciti nelle piazze di spaccio. Le zone più calde al momento della città – via Capo Passero, il Villaggio Sant’Agata e viale Bummacaro sono state teatro di sparatorie, stese e inseguimenti armati – sono sorvegliate a vista.

Da diversi giorni, ormai, sono messe sotto assedio con precisi e mirati servizi di controllo interforze, condotti da polizia, carabinieri, baschi verdi della guardia di finanza, polizia locale. La presenza della divisa, diciamolo, non è certo un bel bigliettino da visita per la “clientela”. Che quindi fa dietrofront magari cercando altri lidi dove acquistare marijuana, cocaina e il gettonatissimo crack. Le teste calde dal grilletto facile sono a riposo al momento. Le tensioni erano diventate troppo accese e gli investigatori hanno deciso di spegnere i focolai prima che potesse precipitare tutto. E gli effetti ci sono stati: le pistole sono state deposte. Ma si tratta di un armistizio forzato. In attesa che le acque si raffreddino e i radar dei detective puntino verso altre direzioni.

La tensione, anzi le tensioni, non sono cessate. Anzi qualcuno dal quartiere si sarebbe mosso per cercare di poter organizzare degli incontri e risolvere tutto con la diplomazia criminale. E mafiosa. Questa situazione ha danneggiato tutti senza esclusione di colpi. In questa tornata di tentativi di venirne a capo con una pax potrebbero essere coinvolti anche i “capi” che erano rimasti defilati visto che alla base della fiammeggiante contesa (anzi contese) ci sarebbero motivi anche personali, che potrebbero essere stati utilizzati come alibi per poter sparare senza chiedere autorizzazioni ai vertici. Non dimentichiamo cosa ci fu dietro lo scontro armato tra cursoti milanesi e cappelloti nell’estate di tre anni fa. Una discussione personale tra un commerciante, Gaetano Nobile, e il figlio del boss Carmelo Di Stefano ha scatenato una serie di eventi che hanno portato a seppellire Enzo “negativa” Scalia e Luciano D’Alessandro. In quel caso forse tutto accadde così velocemente che non si riuscì a impedire alla bomba di esplodere.

In questo caso l’ordigno pare essere stato disinnescato in tempo. Intanto le indagini per dirimere la matassa sono in corso. E nel massimo riserbo tra via Ventimiglia e piazza Verga sembra che un primo quadro sia stato disegnato. Tra le due sparatorie non ci sarebbero collegamenti, se non una coincidenza di un calibro di bossolo trovato nelle due scene del crimine. Troppo poco per creare un ponte criminale. Ci sono forti e precisi indizi che fanno delineare che ci sono fibrillazioni cocenti per lo spaccio in due versanti della città, storicamente ostaggio di clan mafiosi.

Piccoli nuovi dettagli sono emersi sulla dinamica di quanto è avvenuto tra il 15 e il 18 giugno. Il primo teatro di pistolettate è stato il Villaggio Sant’Agata: in piena notte (attorno alle 23) un gruppo di motociclisti armati ha inseguito una persona che è riuscita a salvarsi trovando rifugio in una casa. Il baricentro dell’azione è quella dove negli ultimi anni è riuscito a prendere piede Sebastiano Miano ‘piripicchio, detenuto da quasi un anno dopo che è arrivata l’ordinanza sulla rissa con sparatoria alla Vecchia Dogana. In quel caso la sfida armata era tra cappelloti (Miano si muove da autonomo in quel clan nonostante le parentele santapaoliane) e giovanissimi legati alla corrente degli Intravaia della cosca Mazzei. Nulla a che fare però con quanto successo qualche giorno fa, perché la risposta a quel (forse) agguato o avvertimento fallito è stato sparare davanti a un portone di viale Bummacaro 20. Che ha immediatamente concretizzato la contromossa con una “stesa” in via Giovanni Da Verrazzano. Uno dei colpi, in perfetto stile Gomorra napoletana, ha colpito un’Audi parcheggiata che è intestata a un volto conosciuto agli inquirenti. Il fratello fu coinvolto nelle indagini sulle rapine in villa con l’uomo d’onore (e poi pentito) di Cosa nostra Fabrizio Nizza più di dieci anni fa.

Le ipotesi investigative della Squadra Mobile si muovono su un contrasto addirittura intestino alla nuova leva criminale, protagonista anche in alcuni video di musica neomelodica, o con chi da Librino cerca di espandersi nella roccaforte che batte da decenni bandiera Ercolano. Ma le retate hanno portato in carcere il nipote del capo indiscusso Santo Battaglia e quindi lasciato campo libero ad altri aspiranti “governanti” mafiosi. E quando c’è un vuoto di potere il caos è dietro l’angolo.

In via Capo Passero, sabato 17 giugno, sono state trovate delle pallottole (alcune calibro 7.62×39 che sono di produzione russa e sono utilizzate solitamente in mitragliatori) dal civico 20 all’81. Potrebbe esserci stato uno scontro visto che una Panda è stata trovata con alcuni fori alla fiancata e al lunotto. Anche in questo caso la vettura è di proprietà di un parente di un personaggio con precedenti penali (ma la densità di soggetti con un curriculum vitae criminale è parecchio alta in questa fetta di quartiere). E sarebbe uno di quelli, coinvolto nel blitz di due anni dei 101 sulle piazze di spaccio di Trappeto nord, da poco scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Il padre finì invece in manette nel 2017 nel blitz antimafia Orfeo. Sotto i portici del civico 81, che gonfiava le tasche dei Nizza attraverso Lorenzo Michele Schillaci (detenuto da tempo), i poliziotti hanno trovato anche uno scooter con la targa occultata. Forse di quelli usati dalle vedette che “cinturano” i supermercati all’aperto dello spaccio.

In questa fibrillazione potrebbero esserci al momento prove di dialogo, probabilmente tra Cappello e Santapaola. Ma dietro agli spari ci potrebbe essere anche una vera e propria strategia. Accade che in un primo momento si mettono avanti “i carusi più tosti” per creare disordine. Ma il “quartiere” poi bussa alla porta del “reggente” per far quietare gli animi. Ma disturbare un vertice in una trattativa ha sempre un prezzo. E sicuramente pretenderà qualcosa in cambio per far tornare in asse gli equilibri. In attesa del prossimo passo falso.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA