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Catania, maxi retata antimafia dei carabinieri

Catania, maxi retata antimafia dei carabinieri «Decimato» il clan dei Laudani: 109 arrestati

In manette tre donne - boss e due avvocati / VIDEO  ELENCO ARRESTATI / LE FOTO / L'INCHIESTA / VIDEO 2

Di Redazione |

I carabinieri di Catania hanno messo a segno una maxi operazione antimafia, denominata Vicerè. E’ stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 109 persone. Gli arresti sono stati effettuati in Italia e all’estero. Al centro delle indagini, coordinate dalla Dda della Procura, lo storico clan Laudani. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, spaccio e traffico di stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi.

Tre le 109 persone destinatarie dell’ordinanza di custodia cautelare ci sono anche due avvocati: Giuseppe Arcidiacono di Acicatena e Salvo Mineo di Biancavilla. Sono indagati entrambi per concorso esterno all’associazione mafiosa. 

L’ELENCO DEGLI ARRESTATI – LE FOTO

TRE DONNE AL COMANDO, INPUT DA UNICO PENTITO LAUDANI

Le indagini hanno consentito di ricostruire l’organigramma della cosca. La famiglia è considerata una delle più ramificate e pericolose consorterie criminali operante nel Catanese, caratterizzato da una autonomia criminale orgogliosamente rivendicata anche nei confronti di Cosa nostra catanese, con la quale, peraltro, non ha disdegnato di stringere alleanze partecipando alle più sanguinose faide degli anni Ottanta e Novanta, con saldi legami anche con la ‘Ndrangheta reggina.

I carabinieri del comando provinciale di Catania ritengono di avere individuato capi e gregari, accertando numerose estorsioni praticate in modo capillare e soffocante ai danni di imprese ed attività commerciali del territorio e riscontrando un diffuso condizionamento illecito dell’economia locale posto in essere anche con attentati alle attività produttive ed aggressioni agli imprenditori.

Ma nonostante gli sforzi degli investigatori, nessun decisivo contributo alle indagini è emerso dalle dichiarazioni delle vittime che, a riprova del profondo stato di assoggettamento, o hanno negato di essere sottoposte al pagamento del pizzo o si sono limitate ad ammettere il solo fatto storico dell’estorsione, non fornendo alcun elemento utile per l’identificazione dei responsabili.

Le indagini dei carabinieri di Catania nel maxiblitz contro la cosca Laudani hanno anche permesso di evidenziare il ruolo centrale ricoperto da tre donne all’interno all’organizzazione. Arrestate da militari dell’Arma nell’ambito dell’operazione Viceré, secondo l’accusa, si sono dimostrate in grado di dirigere le attività criminali della cosca seguendo le direttive impartite dai vertici della famiglia. Inoltre si sarebbero occupate anche della gestione della cassa comune e del sostentamento economico delle famiglie degli affiliati detenuti.

“Un duro colpo ­- ha detto il procuratore Michelangelo Patanè – ai vertici, sia ai capi storici che hanno anche legami di sangue tra loro sia agli attuali reggenti, del clan Laudani, una delle più efferate organizzazioni criminali che operano nella nostra Provincia. È una grande operazione dei militari dell’Arma – ha aggiunto il procuratore – che arriva a conclusione di una lunga inchiesta coordinata dalla nostra Direzione distrettuale antimafia che ha acceso un faro su una famiglia tra le più sanguinarie della storia di Cosa nostra a Catania. È un segnale forte e chiaro della forza dello Stato e della capacità delle istituzioni di agire sempre con fermezza nella lotta alla criminalità”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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