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il pentimento

Francesco “Sandokan” Schiavone, i Casalesi e quei rapporti con la mafia siciliana per infiltrare l’Agroalimentare

La collaborazione del boss fa riemergere i vecchi contatti con Matteoi Messina Denaro, Totò Riina e i clan catanesi

Di Redazione |

Francesco Schiavone, il boss dei Casalesi, il potentissimo clan della camorra che si è pentito, potrebbe raccontare tante cose anche sulla Sicilia e sui rapporti con la mafia siciliana. Dalle indagine del recente passato infatti sono emersi i rapporti con Matteo Messina Denaro e con Totò Riina prima oltre che con diversi esponenti dei clan della Sicilia orientale soprattutto per infiltrarsi nel settore dell’agroalimentare.Una rete d’affari ma anche di coperture e favoreggiatori con l’obiettivo di entrare nel business del cibo e tutto l’indotto, compreso il trasporto o lo smaltimento dei rifiuti.

Le inchieste

Dalle infiltrazioni nel settore ortofrutticolo del clan Piromalli all’olio extra vergine di oliva di Matteo Messina Denaro, fino alle imposizioni della vendita di mozzarelle di bufala del figlio di Sandokan e al controllo del commercio ortofrutticolo della famiglia di Toto’ Riina. Rapporti emersi già nel 2017 nel rapporto sulla Agromafie di Coldiretti. Si faceva riferimento alla confisca quattro società siciliane operanti nel settore dell’olivicoltura riconducibili a Matteo Messina Denaro ed ai clan di Campobello di Mazara. Ma c’erano anche i beni di un imprenditore siciliano messi sotto sequestro perché considerato lo snodo degli affari che il clan dei Casalesi conduceva assieme a persone vicinissima a Toto’ Riina per monopolizzare il trasporto di frutta e verdura.

Il processo a Napoli

A Napoli invece un processo ha svelato e confermato un patto di ferro tra mafia e clan dei Casalesi, per monopolizzare il settore dei trasporti su gomma sull’asse Sicilia, Calabria, Campania, Lazio e nei mercati ortofrutticoli italiani. Tra gli imputati, condannati in primo grado anche Gaetano Riina, fratello minore di Totò ed esponenti dei Casalesi. Tra gli imputati c’era anche Giuseppe Ercolano, ex reggente della cosca mafiosa dei Santapaola, deceduto, sposato con la sorella di Nitto Santapaola. Quello messo in piedi tra mafia siciliana e casalese, come aveva sottolineato la Procura antimafia di Napoli aveva prodotto “un aumento dei prezzi dei prodotti al consumo, danneggiando le tasche dei cittadini e creando un enorme vantaggio patrimoniale per chi ha controllato il mercato con metodi mafiosi”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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