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La Sea Watch 3 chiede aiuto a Strasburgo: «Fateci sbarcare». L’Italia deve rispondere

Di Redazione |

ROMA – La Sea Watch 3, secondo quanto si apprende, ha inviato una richiesta di “misure provvisorie” alla Corte di Strasburgo per chiedere all’Italia di consentire lo sbarco dei “36 migranti” a bordo, che da una dozzina di giorni sono in mare, al largo delle coste dell’isola di Lampedusa.

La Corte ha rivolto una serie di domande sia alla Sea Watch 3 che al governo italiano, che dovrebbero rispondere entro il pomeriggio di oggi. La Corte in base ai suoi regolamenti può chiedere all’Italia di adottare quelle che vengono definite «misure urgenti» e che «servono ad impedire serie e irrimediabili violazioni dei diritti umani».

La mossa della Sea Watch con l’appello a Strasburgo potrebbe quindi risolvere lo stallo che si è creato a livello internazionale. Salvini mantiene fermo il divieto di ingresso in Italia, «neppure ai fini di una prima accoglienza, in vista di una successiva, ipotetica operazione di redistribuzione delle persone a bordo del natante verso altri Stati». L’Olanda, a cui anche la comandante della nave, Carola Rackete, ha chiesto indicazioni, per ora non si è fatta viva. E la giovane capitana è alle prese con un pesante «dilemma”: sbarcare a Lampedusa nonostante il divieto, con la conseguente «punizione» del decreto sicurezza bis (multe fino a 50mila euro e sequestro), oppure restare al largo in attesa di una soluzione con il rischio però del precipitare della situazione a bordo?

Nella sua lettera alla ministra olandese, Salvini ricorda che, rifiutando di portare in Libia i migranti soccorsi, la comandante ha «autonomamente deciso di esporre le persone a bordo (donne, uomini e minori) ad una navigazione più lunga e pericolosa, con conseguenti inutili, maggiori rischi per la propria integrità psico-fisica». E, «pur avendo richiesto, sin dall’inizio, un porto di sbarco al proprio Paese di bandiera – a Voi – non ha, inspiegabilmente, ricevuto risposta».

Così da molti giorni la Sea Watch staziona ai limiti delle acque italiane utilizzando in modo «strumentale» «l’evoluzione delle condizioni delle persone a bordo per “forzare” le Autorità italiane ad autorizzare lo sbarco».

Ma a fronte di questa condotta, secondo il titolare del Viminale, «l’Italia non può, all’evidenza, consentire – sottostando ad un “ricatto morale” – che le proprie leggi vengano, di fatto, calpestate e rese parole vuote». La lettera si chiude con un richiamo all’«esclusiva responsabilità» dell’Olanda e del comandante e dell’equipaggio nel caso di peggioramento della situazione a bordo e con l’invito alla collega ad assumere «le necessarie, urgenti iniziative».

La portavoce dell’Unhcr Carlotta Sami parla di «braccio di ferro scandaloso e senza senso», ricordando come «le persone sono in mare fra Libia e Italia anche senza ong. Malta ha appena concesso sbarco a un’imbarcazione» con 37 persone, che era stata segnalata da Alarm Phone. Dura anche Emma Bonino (+Europa): «Io – lamenta – non riesco ad assuefarmi al fatto che un continente di 500 milioni di abitanti assista senza colpo ferire a 42 profughi, disgraziati e naufraghi che da dieci giorni ciondolano di fronte a Lampedusa. Questa è una vergogna dell’Europa oltre che dell’Italia».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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