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Necci, ‘mio padre è nella memoria collettiva italiana’

La scrittrice ricorda il manager a 17 anni dalla sua scomparsa

Di Redazione |

ROMA, 27 MAG – “Si dice che una nazione senza memoria non possa avere un presente e soprattutto un futuro. Se è così, l’esperienza umana di Lorenzo Necci rappresenta la migliore testimonianza di questa verità”. Lo afferma la scrittrice e biografa Alessandra Necci, in occasione del diciassettesimo anniversario della scomparsa del padre, Lorenzo Necci, manager pubblico che guidò le ferrovie italiane a cui si deve il progetto dell’alta velocità. “Credeva nella memoria storica, era convinto che non fosse possibile costruire qualcosa (infrastrutture, reti materiali e immateriali, cultura nel senso più generale ed eclettico del termine) senza cercare nel passato le ragioni di un’identità, di un sentire comune. Si sentiva profondamente italiano, orgoglioso delle sue radici familiari in una cittadina del Lazio, Fiuggi; e al tempo stesso sapeva proiettarsi nel mondo, nell’Occidente liberal-democratico da cui aveva ricavato il senso etico e l’ispirazione politica”. I giornali, prosegue, “lo chiamavano ‘Lorenzo il Magnifico’, e non c’era ironia in quell’appellativo: c’era semmai l’omaggio – forse inconsapevole – a un uomo che riuniva in sé, nell’epoca moderna, un retaggio rinascimentale”.

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