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Sicilia discriminata (anche) nei fondi alle scuole dell’infanzia

Di Giuseppe Bianca |

PALERMO. La Sicilia delle diversità e delle discriminazioni alza la voce e chiede chiarezza in materia di risorse alle scuole d’infanzia. Secondo Graziamaria Pistorino, segretaria regionale della Flc Cgil Sicilia (nella foto a destra), l’isola si trova di fronte a un vero e proprio paradosso, poco spiegabile e certamente di impatto negativo: «La distribuzione dei fondi per il potenziamento dell’istruzione da 0 a 6 anni, appare iniqua perché penalizza la Sicilia e le altre regioni del Sud. Basti pensare che sui 209 milioni di euro disponibili, le somme assegnate a Sicilia (13.092.402), Calabria (4.843.465), Campania (13.742.501), Sardegna (4.755.962) e Basilicata (1.292.990), per un totale di 37.727.320, non raggiungono quanto attribuito alla sola Lombardia con 40.000.464».

Non va dimenticato che l’obiettivo dichiarato del piano nazionale è quello di potenziare i servizi offerti e abbassare i costi sostenuti dai genitori. Per l’anno 2017, il Fondo è ripartito tra le Regioni: per il 40% in proporzione alla popolazione di età 0-6 anni, in base ai dati Istat; per il 50% in proporzione alla percentuale di iscritti ai servizi educativi al 31 dicembre 2015; per il 10% in proporzione alla popolazione di età 3-6 anni, non iscritta alla scuola dell’infanzia statale.

Nella nota Pistorino prosegue: «Elaborando i dati emerge che il finanziamento pro capite per bambino è di 86 euro in Valle d’Aosta, 76 in Lombardia e 42 in Sicilia. In media 66 euro ai bambini del Nord e 44 a quelli del Sud. Si tratta di cifre che ci consegnano lo spaccato di una condizione allarmante per il diritto dell’infanzia e per la condizione generale della formazione e dell’educazione nel Sud». Una situazione di fatto che genera diversità di trattamento, ma soprattutto contribuisce ad alterare una condizione oggettiva di partenza che già in termini di opportunità e di chance di vita vede la Sicilia annaspare senza mezzi termini: «Si dà di meno a chi ha di meno, a chi, invece, dovrebbe essere messo nelle condizioni di affrontare il superamento di un gap profondo. Queste attribuzioni -prosegue Pistorino- non faranno che aumentare un divario tanto più grave perché riguarda i nostri bambini, il nostro futuro».

Senza contare che ogni anno in Sicilia molte famiglia si trovano, loro malgrado nell’impossibilità a causa del dissesto dei Comuni. Questo incide in particolare nell’attivazione di servizi per l’infanzia, mensa e trasporto: «impedendo di fatto la fruizione di diritti per una fascia d’età totalmente ignorata». Quel che serve secondo i sindacati è una ridefinizione di concetto e di metodo della gestione delle risorse economiche e finanziarie per pervenire non solo a una rimodulazione nell’im – mediato, ma a pianificazione capace di dare risultati: Pistorino quindi conclude: «chiediamo un incontro sia al ministero sia al neo insediato assessore regionale competente, Roberto Lagalla, per discutere un programma di interventi mirato che garantisca ai bambini siciliani e del Sud gli stessi diritti di tutti gli altri bambini d’Italia». Per l’assessore alla Formazione Roberto Lagalla il problema è già posto e risulta all’interno della sua agenda, anche se le soluzioni di lungo periodo devono ancora incrociare il dettaglio degli interventi.

Per quanto riguarda l’immediato Lagalla non si sottrae al confronto : «Gli interventi di programma sulla scuola 0-6 anni sono sollecitati dallo stesso ministero che ha avviato anche una contribuzione alle Regioni. In questi giorni stiamo provvedendo alla distribuzione delle risorse destinate a questa finalità ai Comuni siciliani. Incontrerò anche le categorie e le rappresentanze della scuola materna che mi hanno chiesto questo genere di attenzione».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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