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Viaggio a bordo della mega nave perforatrice: alla ricerca del gas di Sicilia che può rendere indipendente l’Italia

La Saipem 10000 al largo di Gela dove sono attvi i progetti per aumentare le estrazioni nazionali

Di Laura Mendola |

Dalla costa gelese, ricca di petrolio giunge una nuova risorsa naturale: il gas che può essere utilizzato per l’approvvigionamento nazionale contribuendo a dare una sterzata alla crisi energetica territoriale. Al largo della costa la Saipem 10000 una imbarcazione impegnata nella trivellazione a mare all’interno della quale si possono ospitare fino a 200 persone. A guidare “l’isola galleggiante” è Gennaro Palomba che coordina le attività del mega natante lungo 230 metri e largo 42. Qui gli operai si muovono con destrezza sotto la pioggia e con il mare forte. L’imbarcazione è un “gioiello della tecnologia” affermano con orgoglio gli uomini di Saipem mentre l’amministratore delegato di Enimed Alina Pomar guarda già al futuro, alle esplorazioni nei pozzi Gemini, Centauro e Vela nel Canale di Sicilia.

Il Mediterraneo è ricco di giacimenti naturali di gas che se immessi nella rete nazionali con il picco di un miliardo e mezzo di metri cubi (pari al 40% del fabbisogno regionale) si potrà iniziare a pensare ad una nuova strategia che possa rendere l’Italia un Paese più sicuro e indipendente sul fronte dell’energia. L’Italia oggi estrae solo 3 miliardi di metri cubi di gas all’anno (nel 2000 ne estraeva 17 miliardi). Secondo Assorisorse, l’associazione delle aziende estrattive, entro il 2025 si può salire a 6 miliardi.

In elicottero

L’elicottero Leonardo Aw 139 è decollato dalla piattaforma di Ponte Olivo poco dopo le 10 per atterrare 20 minuti dopo a bordo della Saipem 10000 – costruita nel 2002 – l’isola galleggiante impegnata nella perforazione. Da qui si ricevono i “comandi tecnici” per le attività nei quattro pozzi già individuati. È dal fondale marino che partono le linee di collegamento e controllo dei pozzi con una regia che fa base su Prezioso K, la piattaforma a mare più grande al largo della costa gelese.

Un mix di tecnologia, studio con un obiettivo: ridurre al massimo l’impatto ambientale e cercare di mantenere immutato l’habitat marino. Così i 60 km di condotta sono stati interrati, la condotta nel pontile è stata sostituita in un mix tra bonifica e riqualificazione. «È un progetto a chilometro zero – ha detto l’ad di Enimed Alina Pomar – che consente di sviluppare delle risorse nazionali, contribuendo in parte a risolvere la crisi energetica. Uno step importante nella transizione energetica».

Due donne

Per portare avanti il progetto è stata realizzata una base logistica a Porto Empedocle mentre a Trapani sono state effettuate delle operazioni per la strumentazione da installare a livello sottomarino. A seguire Argo e Cassiopea due donne: Elisa Valgimigli e Donatella Stocchi impegnate nel controllare tutte le fasi operative per la realizzazione dei pozzi e quelle logistiche per la realizzazione dell’impianto e la sostituzione delle condotte già presenti lungo il pontile.

La data per la conclusione dei lavori c’è già: estate 2024. Così tra un break e l’altro gli uomini con la tuta arancione si muovono nella “red zone”, quella operativa al centro della nave, dove stanno per iniziare le operazioni di trivellazione dopo aver posizionato la nave. Qui «quando si arriva è lunedì e quando andiamo a casa è sabato», sorride uno di loro per raccontare la vita in alto mare dove nel tempo libero c’è anche una palestra in cui poter svolgere attività fisica, una sala per la tv e degli spazi per il relax. Quel natante è una piccola città al largo della costa con un obiettivo da raggiungere: concludere la perforazione di altri due pozzi per chiudere il cerchio e permettere l’immissione di gas nella rete nazionale.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA