Notizie Locali


SEZIONI
Catania 21°

L'editoriale

Regione siciliana: né supereroi né effetti speciali, ci basterebbe la normalità

Né Superman presidente, né Nembo Kid, Batman con Robin ma anche Catwoman, i Fantastici Quattro, Jeeg Robot, Action Man e pure Wonderwoman in Giunta e Tex Willer e Paperinik leader dell’opposizione

Di Antonello Piraneo |

…Accadde poi che il presidente della Regione, in un solo mandato, riuscì a cambiare la Sicilia, partendo dalla macchina burocratica fin lì pericolosamente ingessata e inadeguata, proseguendo poi con i punti nodali di una qualsiasi amministrazione, dalle politiche di sviluppo – dando risposte certe e con tempistiche giapponesi alle piccole imprese come ai colossi vogliosi di mettere radici qui – e di bilancio – contemperando spese correnti, investimenti e debito con lo Stato – alla tenuta della sanità pubblica, alla gestione dei rifiuti, il tutto con agilità da acrobata anche perché aiutato da una maggioranza coesa come mai e da un’opposizione capace di discernere le correzioni d’Aula dalla propaganda in piazza. Quel presidente rispondeva al nome di Superman, in giunta c’erano Nembo Kid, Batman con Robin ma anche Catwoman, i Fantastici Quattro, Jeeg Robot, Action Man e pure Wonderwoman, leader dell’opposizione erano Tex Willer e Paperinik.

Ora, siccome la vita reale e quindi la politica, soprattutto la politica, non è un fumetto, un cartone animato o ancora un film e i supereroi esistono soltanto nella nostra fantasia, nella memoria dell’età adolescenziale e siccome siamo di questa terra e l’iperbole la lasciamo alle cronache sportive, il bilancio di un anno, il primo anno, di governo Schifani è raccontato da una sceneggiatura neorealista, che parla di problemi annosi e nodi così aggrovigliati – conti pubblici, rifiuti, sanità, appunto – da risultare irrisolvibili anche per i supereroi di cui sopra.

Alti e bassi

Dodici mesi necessariamente ordinari, tratteggiati da alti e bassi nei rapporti fra i partiti di maggioranza e fra il governatore e qualche suo assessore, gli effetti speciali riservati alla battaglia contro il caro voli e il sostegno al Ponte sullo Stretto, una fotografia con colori marcati sui rapporti con lo Stato e la quadratura della prima vera Finanziaria, tinte sfumate sul resto e qualche immagine in bianco nero, come sul caso Cannes. Ciak si gira.

Renato Schifani – uomo d’esperienza e di relazioni importanti, abituato alle oscillazioni della politica avendo guidato il gruppo di Forza Italia a Palazzo Madama e soprattutto il Senato tutto – richiamato in servizio per evitare l’implosione del centrodestra spaccato sul mandato bis a Nello Musumeci, era ben conscio delle difficoltà che avrebbe incontrato varcando la soglia di Palazzo d’Orleans, dove i velluti sono diversi da quelli di Palazzo Madama.

Buon padre e amministratore

I problemi della Sicilia li ha trovati sul suo tavolo, dentro carpette messe in fila dal suo staff. La sfida – nei cinque anni di mandato, non nei primi 365 giorni – è aprirle tutte e non richiuderle per precauzione, accettando il rischio di farsi inevitabili nemici. Per assolvere a questo compito non servono i poteri dei supereroi, ma la sapienza del buon padre di famiglia e la capacità dell’amministratore.

Il governatore ha tenuto le fila della maggioranza, evitando che si tendessero pericolosamente le corde. Così, per esempio, ha chiuso la partita con Fratelli d’Italia sulle spese per il turismo, ha vinto le resistenze degli autonomisti sui termovalorizzatori (confidando che non arrivino fuori tempo massimo, giacché il mondo nel frattempo è cambiato più e più volte), ha instaurato un rapporto di buon vicinato con Palazzo dei Normanni. Alla stessa maniera si interfaccia con il governo nazionale, per portare a casa – al di là di quanto destinato alla Sicilia dal Pnrr – non rivoli di finanziamenti o mance progettuali simboliche, ma politiche di lungo respiro, quelle che ci servono specialmente su lavoro, sicurezza, legalità, rigenerazione urbana.

Le turbolenze

Superato il giro di boa del “compleanno” di governo, s’annunciano le inevitabili turbolenze per le elezioni europee, dove il voto con il sistema rigidamente proporzionale comporterà frizioni, distinguo, sguardi obliqui e occhieggiamenti strumentali. A parte la sua indubbia vocazione alla mediazione, Schifani ha dalla sua un indubbio vantaggio per mettere comunque a terra alcuni punti fermi e qualificanti del suo programma: non deve contrattare con nessuno su una sua candidatura di riconferma perché sin da subito ha detto di non inseguirla. Non convive, insomma, con l’incubo di quella sorta di maledizione del secondo mandato che ha colpito Totò Cuffaro, Raffaele Lombardo, Rosario Crocetta e Nello Musumeci, seppur per percorsi profondamente diversi. Quindi ha mani più libere per andare avanti – anche su progetti ereditati dal precedente governo – con piglio decisionista, profilo diverso rispetto a malmostose sfuriate. Non deve indossare il mantello del supereroe – ancora – ma la grisaglia istituzionale.

Poi tra quattro anni, accese le luci in sala sui titoli di coda della legislatura, vedremo quali saranno le reazioni del pubblico, siciliani vogliosi di normalità e non di normalizzazione. In fondo i supereroi sono loro, novelli Colapesce che silenziosamente lavorano e restano sott’acqua per non fare affondare l’Isola. Chiunque governi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti: