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la sparatoria a palermo

Se la movida scimmiotta “Gomorra”

Mentre in tv scorrono le scene delle “stese” e degli omicidi nel cuore di Napoli, tra Quartieri Spagnoli e Rione Sanità, sul web diventa subito virale il video del Far West di sabato sera a Palermo. E sono immagini e storie che si sovrappongono quelle di “Gomorra” e del centro di Palermo, la fiction tratta dalla cronaca, la cronaca che sembra fiction. Ennesime repliche le une e le altre

Di Antonello Piraneo |

Mentre in tv scorrono le scene delle “stese” e degli omicidi nel cuore di Napoli, tra Quartieri Spagnoli e Rione Sanità, sul web diventa subito virale il video del Far West di sabato sera a Palermo. E sono immagini e storie che si sovrappongono quelle di “Gomorra” e del centro di Palermo, la fiction tratta dalla cronaca, la cronaca che sembra fiction. Ennesime repliche le une e le altre.La rissa di Palermo, stavolta con l’aggiunta di colpi di pistola sparati in aria, sono cartina tornasole di un disagio che non è solo dei giovani ma della società tutta e che trova nelle zone maggiormente frequentate dal “popolo della notte” l’amplificatore che fa suonare l’allarme sociale. Un po’ come avviene negli stadi, con le curve epicentro dello stesso micidiale mix: malessere, mancanza di senso civico e di valori, arroganza e delinquenza.

Ecco, per meglio comprenderle, chiamiamo le cose con il loro nome. Cominciando col dire che, così come non sono scontri fra tifosi ma fra bande di criminali quelli che avvengono prima durante e dopo una partita di calcio, il concetto di “movida” è ben altra cosa rispetto a una serie di localini, spritz di dubbia qualità e musica “sparata” a palla. La “movida” vera è qualcosa che semmai si avvicina al “bon vivre”, non al caos. E chiudere alle auto una strada non coincide con la rigenerazione di un centro storico, specie se tutt’intorno, senza una visione ampia, resta tutto come prima. Le luci accese di notte non sono luci della ribalta. Sono lampadine e basta.

I fatti di sabato notte sono avvenuti a Palermo, ma per un caso non sono rimbalzati sugli smartphone dai Navigli di Milano o da piazza Bellini di Catania o da San Leone ad Agrigento. Perché sulla sicurezza urbana non c’è differenza tra Nord e Sud, tra metropoli e piccola città. Dunque, giova intervenire sì in termini di (ri)educazione civica – con un progetto che non può non coinvolgere gli stessi esercenti delle zone calde – ma anche con risorse umane e mezzi per le forze dell’ordine, sì da controllare con maggiore efficacia il territorio. Senza militarizzare le strade, perché equivarrebbe comunque alla sconfitta dello Stato. E senza cedere alla deriva della sicurezza fai-da-te. Le nostre città hanno bisogno di tante cose, ma sicuramente non di cittadini “sceriffi”, l’altra faccia della malattia del Paese.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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