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Cub, nei primi 4 mesi dell’anno 264 morti sul lavoro

'Mancano cultura della sicurezza e controlli'

Di Redazione |

MILANO, 15 GIU – Nei primi quattro mesi dell’anno i morti sul lavoro sono già 264, equivalenti a 66 ogni 30 giorni e più di 16 a settimana: sono i dati resi noti dal Centro Studi della Cub e definiti “fortemente in difetto” a causa della impossibilità nell’ immediato di calcolare chi decede tempo dopo per infortunio. Il sindacato di base prende posizione sui recenti cinque morti sul lavoro in 24 ore denunciando che “ancora una volta mancano cultura della sicurezza, controlli e sanzioni adeguate”. “Per la maggior parte gli operai del settore manifatturiero e delle costruzioni – le due categorie più colpite – compongono questa macabra contabilità che da inizio anno annovera una media di 66 morti sul lavoro al mese con un incremento di tre vittime in più rispetto al primo quadrimestre del 2022”, viene sottolineato. “Manca una seria cultura della sicurezza sul lavoro, mancano soprattutto severi e capillari controlli sul rispetto delle normative di legge, manca la volontà politica di arginare una volta per tutte questa strage quotidiana”, commenta Walter Montagnoli, della segreteria nazionale della Cub. “Da tempo la nostra battaglia come Cub è per l’approvazione del reato di ‘omicidio sul lavoro’, che preveda la chiusura delle aziende ove siano avvenuti decessi per l’incuria nel rispetto delle normative sulla sicurezza, salvo il pagamento dello stipendio ai dipendenti. Auspichiamo che il Governo voglia seriamente valutare questa proposta, a fronte di una situazione che riteniamo vergognosa per un Paese che si voglia definire moderno e civile”, conclude il rappresentante dei lavoratori.

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