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Lo stop al Superbonus e le deroghe, dalla Cila al titolo abitativo fino ai lavori già iniziati: cosa prevede il nuovo decreto

Le nuove norme cancellano i meccanismi di facilitazione che altrimenti sarebbero rimasti in vigore fino al 31 dicembre 2025. Ma con alcune eccezioni

Di Redazione |

Il nuovo decreto sul Superbonus non è ancora arrivato in Gazzetta Ufficiale ma Forza Italia, presa in contropiede dal blitz di ieri in consiglio dei ministri, già punta a «migliorarlo». Il nodo principale riguarda lo stop allo sconto in fattura e alle cessioni del credito per le onlus, le case popolari e, soprattutto, per le zone terremotate o colpite da emergenze meteorologiche come le alluvioni, tanto che, nella versione definitiva del testo, qualche dettaglio potrebbe essere ammorbidito.

Le norme non saranno retroattive, salvaguardando chi, in vario modo, ha già avviato l’iter per i lavori. Di fatto però cancellano i meccanismi di facilitazione che altrimenti sarebbero rimasti in vigore fino al 31 dicembre 2025.

L’articolo 1 della bozza del decreto – ancora non bollinato e quindi passibile fino all’ultimo di modifiche – prevede la stretta per il terzo settore, per le cooperative di abitazioni e per gli Iacp (lasciando invece inalterate le norme a favore degli spogliatoi delle società sportive dilettantistiche).

Eccezioni

Ci saranno però delle eccezioni, piuttosto articolate e complesse, per chi si è in qualche modo già mosso prima dell’entrata in vigore del decreto. In casi diversi dai condomini, sconto e cessione saranno infatti ancora sfruttabili per i lavori per i quali sia già stata presentata la Cila.

Per gli interventi condominiali, le vecchie regole varranno invece nel caso sia stata adottata la delibera assembleare sui lavori e sia stata presentata la Cila. Le deroghe scattano anche nel caso sia stato richiesto un titolo abilitativo per demolizione e ricostruzione rientranti nel superbonus. Per i lavori diversi da quelli agevolati con il maxisconto, cessione e sconto restano in vigore se risulta presentata la richiesta di titolo abitativo. Nel caso il titolo non sia necessario, saranno comunque salvi i lavori già iniziati o quelli non ancora cominciati ma nei quali sia stato già stipulato «un accordo vincolante tra le parti per la fornitura dei beni e dei servizi oggetto dei lavori e sia stato versato un acconto sul prezzo». Due deroghe queste ultime che valgono anche per le barriere architettoniche.

Monitoraggio

Il decreto dispone inoltre anche un più attento monitoraggio delle spese da parte dell’Enea a cui è obbligatorio comunicare le informazioni sui cantieri, pena una multa di 10.000 euro. Attualmente il contatore ufficiale dell’agenzia è fermo a febbraio a poco più di 114 miliardi di euro ma quello del governo, illustrato ieri in cdm, è arrivato a 147 miliardi e potrebbe salire ancora.

Le esigenze dei conti pubblici di fronte agli oneri monstre per lo Stato sono chiare a tutti, non solo a Giorgetti che teme una Pasqua all’insegna della «maledizione» del 110%.

Dalla maggioranza e dal territorio arrivano però già delle richieste di correzione rispetto alle notizie circolate finora. In Parlamento è Forza Italia a farsi ancora una volta interprete del mondo delle imprese, sottolineando la necessità di «un miglioramento». Dall’Abruzzo arriva invece l’appello del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, e del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, per «mantenere gli incentivi previsti per i bonus edilizi nelle aree colpite dai terremoti 2009 e 2016-17 per non compromettere i processi di rinascita in atto».

Il governo sta esaminando le istanze in arrivo proprio per le zone del cratere del Centro Italia e per i redditi bassi, nella consapevolezza però che i numeri del Def sono alle porte e i margini strettissimi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA