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Almaviva conferma esuberiNo gare a massimo ribasso

Almaviva conferma esuberi No gare a massimo ribasso

Primo incontro con i sindacati oggi a Roma. Nessun passo indietro dell'azienda sui licenziamenti (a Palermo 1670), ma apertura al dialogo con appello al governo Renzi

Di Redazione |

ROMA –    Nessun passo indietro, almeno per ora, sui 3 mila esuberi annunciati da Almaviva Contact a Palermo (1670), Roma (918) e Napoli (400), ma un’apertura al dialogo. È quanto emerso nel corso del vertice romano nella sede di Unindustria con i sindacati e l’ad del gruppo Andrea Antonelli e i vertici aziendali, che ai segretari di Fistel Cisl, Slc Cgil e Uilcom Uilm sono tornati a ribadire la necessità di un intervento strutturale da parte del governo Renzi sulla crisi dei call center.

Almaviva, anche oggi, è tornata a ribadire la necessità di norme che vietino gare al massimo ribasso, delocalizzazioni e meccanismi distorsivi della concorrenza. I sindacati chiedono un intervento alla presidenza del Consiglio dei ministri su gare al massimo ribasso e delocalizzazioni e l’apertura di un tavolo ad hoc sulla vertenza Almaviva al ministero dello Sviluppo economico, prima del vertice fissato per il 18 aprile sulla crisi del settore dei call center a Roma. 

«Va aperto un tavolo di crisi nazionale – dice il segretario provinciale di Palermo e Trapani della Fistel Cisl, Francesco Assisi – che consenta di mettere in campo ammortizzatori sociali ad hoc per il settore, imponga alle aziende il rispetto delle norme sulle delocalizzazioni, e preveda regole che vietino gare al massimo ribasso. Andiamo avanti con le proteste». Per il segretario provinciale della Slc Cgil di Palermo, Maurizio Rosso «l’incontro di oggi rappresenta un primo passo. È l’inizio di un dialogo, ma a fronte di regole certe su gare al massimo ribasso e delocalizzazioni, serve un piano di rilancio di Almaviva, che anche utilizzando gli ammortizzatori sociali, faccia rientrare gli esuberi». 

L’Azienda – si legge in una nota – ha illustrato le misure contenute nel piano di riorganizzazione aziendale alla luce della estrema gravità della situazione, determinata dalla crisi strutturale del settore italiano dei call center, segnato da perduranti fenomeni distorsivi, condizionato da un quadro normativo incerto e da costante elusione delle regole. L’urgenza degli interventi risponde alla necessità di affrontare l’accertata insostenibilità delle attività dell’Azienda alle condizioni attuali e con i soli strumenti fino ad oggi disponibili, compreso l’ormai pluriennale ricorso agli ammortizzatori sociali.

L’Azienda, tra l’altro, ha puntualizzato che a fronte di un radicamento produttivo nei diversi territori che supera i quindici anni, “la media del personale che si è avvalsa di sgravi contributivi negli ultimi sei anni è inferiore al 3,5%, attualmente pari all’1%”. Almaviva Contact ha fatto presente che se, ad oggi, non vi sono certamente le condizioni per interrompere la procedura, mantiene piena disponibilità a proseguire nell’analisi di ogni utile percorso diretto a rispondere alle gravi problematiche in atto, riconoscendo la responsabilità e la serietà delle Organizzazioni Sindacali in sede di discussione. 

Almaviva,secondo quanto riferito dai sindacati , ha illustrato la situazione economico-finanziaria dicendo di aver registrato negli ultimi 11 anni perdite per circa 80 milioni di euro. Un operatore di call center in Italia , avrebbe sempre affermato l’azienda , costa 19 euro l’ora; se l’azienda beneficia di sgravi previsti dalla legge di Stabilità 2016 il costo si riduce a 15 euro. Per la stessa attività la paga oraria in paese extra Ue scende a 3-5 euro.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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