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Usa, dai Democratici accuse a Trump: «Ha preso soldi da Paesi stranieri»

Di Claudio Salvalaggio |

Alla vigilia del terzo anniversario del 6 gennaio 2021, l’assalto a Capitol Hill polarizza gli americani, con una percentuale crescente di elettori – soprattutto del Grand Old Party – più indulgenti verso i rivoltosi e il loro istigatore, Donald Trump, nonostante i nove morti, i danni, le centinaia di condanne e il processo che attende il tycoon. Che proprio oggi è stato accusato dai dem anche di aver ricevuto 7,8 milioni di dollari da governi stranieri quando era in carica.

Secondo alcuni sondaggi recenti, oltre un terzo crede che l’ex presidente non abbia responsabilità e che la vittoria di Biden sia illegittima. Percentuale che supera il 50% tra i repubblicani, il 70% dei quali pensa anche che si dia troppa importanza a quell’assalto. Il 25% inoltre ritiene probabile o certo che l’abbia istigato l’Fbi.

L’attacco al tempio della democrazia Usa per bloccare la certificazione della vittoria di Biden diventa materia di due narrative contrastanti, quella del presidente e dei democratici da un lato e quella di The Donald e dei suoi seguaci dall’altro. I due probabili sfidanti per la Casa Bianca parlano dell’evento in termini opposti e lo usano in un modo che sperano possa essere utile alla loro rielezione. Per ricordare quel tragico momento, il presidente volerà venerdì – in anticipo di un giorno per il maltempo in arrivo – nello storico sito di Valley Forge in Pennsylvania, sede del quartier generale dell’esercito continentale di George Washington durante la rivoluzione americana: un luogo iconico per rilanciare la sua campagna attaccando il rivale come una minaccia alla democrazia per il suo ruolo nell’assalto al Congresso. Pronto anche uno spot tv dove il commander in chief ammonisce che «c’è un movimento estremista che non condivide le convinzioni fondamentali della nostra democrazia?», mentre scorrono le immagini dell’insurrezione.

Sabato, giorno dell’anniversario, Trump terrà invece due comizi in Iowa, alla vigilia dei caucus che il 15 gennaio inaugureranno le primarie repubblicane: per lui sarà una normale giornata elettorale. Del resto definì il 6 gennaio «a beautiful day» e descrisse gli insorti come «patrioti», facendo ascoltare ai suoi raduni anche l’inno americano cantato da alcuni degli oltre 1200 arrestati.

Un modo per restare fermo sulla sua teoria cospirativa delle elezioni rubate che, sposata da un crescente numero di repubblicani, gli ha consentito di sfondare nuovamente nei sondaggi per la Casa Bianca. Ribaltando su Biden l’accusa di essere una minaccia alla democrazia, per far perseguire il suo principale rivale politico. The Donald sembra capitalizzare elettoralmente tutte le contestazioni, l’ultima delle quali è arrivata oggi: secondo un rapporto dei democratici della commissione di vigilanza, intitolato ‘White House For Salè (Casa Bianca in vendita), ha ricevuto almeno 7,8 milioni di dollari da governi stranieri durante la sua presidenza, di cui oltre 5 milioni dalla Cina (considerata il principale rivale Usa), tutti soldi versati ai suoi vari hotel. Un evidente conflitto di interessi, oltre che una violazione della clausola della costituzione che proibisce ai pubblici ufficiali di accettare «regali, emolumenti, cariche o titoli, di qualsiasi tipo, da qualsiasi re, principe o Stato straniero».

Vorrebbe essere la risposta all’indagine di impeachment lanciata dai repubblicani contro Biden e la sua presunta complicità negli affari esteri del figlio Hunter ma probabilmente non avrà la stessa cassa di risonanza e gli stessi effetti. Nel frattempo il tycoon invoca l’immunità e si appella alla Corte suprema contro il processo federale per i suoi tentativi di ribaltare il voto nel 2020 e l’esclusione dalle primarie in Colorado e in Maine in base al 14/mo emendamento, che vieta le cariche pubbliche ai funzionari coinvolti in insurrezioni contro la costituzione su cui hanno giurato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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