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Durc, “passaporto” di legalità o trappola burocratica

Di Redazione |

Catania – È la croce, molto più che la delizia, delle imprese. Il Durc è il documento unico di regolarità contributiva e serve a certificare che un’impresa sia in regola con il versamento dei contributi Inps, Inail e Casse Edili. Per le aziende è il “passaporto” per il paradiso, un documento indispensabile per partecipare agli appalti della Pubblica amministrazione e per ricevere fondi pubblici. Il certificato attesta, di fatto, che l’impresa abbia versato regolarmente tutti i contributi dovuti. Il Durc è obbligatorio: quando un’impresa vuole partecipare a un appalto o a un subappalto per la realizzazione di lavori pubblici; quando si svolgono lavori privati per i quali è richiesta la concessione edilizia o la Dia; per le attestazioni Soa; per l’iscrizione all’albo dei fornitori; per concorrere all’ottenimento di finanziamenti o sovvenzioni.

Il mancato possesso del Durc non risparmia nessuno. Fece scalpore, nel 2018, il caso grottesco capitato a Terna, colosso dell’energia, proprio in Sicilia. Circa 8.000 dipendenti, versamenti contributivi di oltre 4 milioni di euro ogni mese nei confronti dell’Inps, ma Durc negativo. Non perché i contributi non siano stati versati ma per una differenza di 14,20 euro su 4 milioni circa. Il caso fu sollevato quando Succede così la Regione Siciliana era pronta a versare a Terna il 40% di anticipazione a valere sui fondi europei per la realizzazione di progetti di efficientamento della rete elettrica siciliana, ma non poteva procedere perché l’irregolarità sul Durc bloccava la procedura di pagamento. Una sciocchezza burocratica, regolarizzata dal gestore della rete elettrica nazionale con il versamento del “debito”.

Il Durc negativo, ha più volte precisato l’Inps, scatta in automatico in presenza di un insoluto. Ma il problema è proprio questo: nessuno valuta l’opportunità e la congruità di un simile provvedimento fortemente penalizzante per un’azienda a fronte, magari, di un irrisorio errore. Naturalmente la concessione del preziosissimo documento diventa anche oggetto di corruzione. E non solo. Nel 2017 i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Palermo eseguirono una misura di prevenzione patrimoniale (in tutto per 516mila euro) nei confronti dell’ex vicedirettore dell’Inail di Palermo ed ex direttore dell’Inail di Termini Imerese, Giuseppe La Mantia, accusato di aver consentito illecitamente il rilascio di Durc a favore di diversi imprenditori, in cambio di mazzette. Nel 2011 la guardia di finanza di Siracusa eseguì un ordine di custodia cautelare in carcere, emesso dal gip, su richiesta della procura nell’ambito dell’indagine denominata “L’infedele”, nei confronti di Michele Di Franca, dipendente della sede provinciale dell’Inps di Siracusa, per corruzione e falsità ideologica. Mezzo milione la stima del valore della presunta evasione fiscale, l’accusa per l’impiegato fu di aver «ricevuto somme di denaro per far rilasciare dall’Inps stesso Durc ideologicamente falsi». Per le associazioni datoriali è stato sempre un cavallo di battaglia la lotta contro le pesanti restrizioni dovute all’assenza del Durc, ma più volte – la Giurisprudenza e l’Anac – ne hanno sancito la legittimità. Nel bene e nel male.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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