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Catania, «Ha picchiato mio figlio e in classe tratta nozioni “comuniste”»: maestra sospesa

Di Redazione |

CATANIA –  Il bambino torna a casa e dice alla madre «voglio cambiare scuola perché odio la maestra». E’ lo sfogo di un alunno della terza elementare di un istituto comprensivo del Catanese a spingere la mamma a denunciare l’insegnante. «Ha picchiato mio figlio, lo ha obbligato a stare in piedi e gli ha fatto saltare la merenda» e inoltre «tratta tematiche politiche in classe con nozioni “comuniste”», è l’accusa messa nera su bianco dalla mamma del piccolo che ha portato alla sospensione della maestra per due giorni, ma solo per uno scappellotto che avrebbe dato al ragazzino e non per il presunto plagio politico. La maestra rigetta tutte le accuse. «Non ha fatto mai politica – contesta il suo legale, l’avvocato Dario Fina -, ha solo letto il Diario di Anna Frank in classe». Ed è questo elemento, inserito dalla stessa insegnante nel confronto con la dirigente scolastica e reso noto dal penalista, ad alimentare nuove polemiche tra politica e scuola in Sicilia, dopo il caso della docente di Palermo sospesa per 15 giorni dopo che i suoi allievi avevano tracciato un parallelo tra le leggi razziali emanate da Mussolini e il decreto sicurezza di Salvini.

La vicenda è stata resa nota sulla pagina Facebook dell’esponente del Pd Mila Spicola, che ha raccolto «la segnalazione in lacrime della collega». Il provvedimento disciplinare, due giorni di sospensione dal servizio e dallo stipendio per il 27 e il 28 marzo scorsi per l’atteggiamento dell’insegnante nei confronti dell’alunno, è stato aperto in seguito alla denuncia alla scuola da parte della madre del bambino dopo che il figlio è tornato a casa dicendo di volere cambiare istituto perché «odia la maestra». Secondo la ricostruzione del ragazzino l’insegnante gli avrebbe dato uno scappellotto, lo avrebbe costretto a stare in piedi e a saltare la merenda mentre gli altri compagni la facevano. Accuse messe nero su bianco dalla madre alla dirigente aggiungendo anche gli “screenshot” di uno scambio di messaggi su Whatsapp con la maestra che ha accusato anche di «plagiare i bambini trattando tematiche politiche in classe» con «nozioni “comuniste”». L’insegnante ha contestato tutte le accuse, affermando di avere soltanto letto in classe nel giorno della Shoa pagine dal Diario di Anna Frank. I testi dell’’accusa – un’altra alunna e due maestre – parlano a favore della maestra, negando di avere assistito agli episodi contestati dalla madre del bambino. Solo una maestra definisce la collega «una persona diretta» che il “rimprovero può darlo anche in maniera dura”, ma «perché tiene molto ai bambini». E i genitori della classe firmano un documento a sostegno dell’insegnante.

Nel provvedimento disciplinare la dirigente scolastica scrive che sull’accusa di plagio politico, figlia di una dichiarazione di parte e non verificabile, «non ci possono essere né censure né correzioni». E anche sull’eventuale lettura in classe del Diario di Anna Frank, mai citato nel provvedimento, la dirigente pur sottolineando il «maggiore rischio di emulazione» da parte di «menti ancora non totalmente cresciute» nel renderli partecipi di avvenimenti funesti e luttuosi e sulle terribili modalità» rimette al «giudizio della maestra» se i suoi alunni «abbiano già la coscienza e la consapevolezza necessaria» o se non sia «più opportuno affrontare certi argomenti con alunni un poco più cresciutelli».

Ma lo scappellotto, mette a verbale la dirigente scolastica nel motivare la sospensione di due giorni, ci sarebbe stato come dimostrano i messaggi su Whatsapp che ha scambiato con la mamma. Mio figlio «si è risentito quando ha ricevuto lo scappellotto», scrive la madre alla maestra dopo le lamentele del bambino. E la maestra replica: «Anche io mi risento quando mi fa sgolare perché non ha studiato o devo rimproverarlo continuamente perché sempre disattento». «E comunque lo scappellotto è dato sempre in modo affettuoso – scrive ancora la maestra in un messaggio il cui screenshot è allegato alla denuncia alla dirigenza scolastica – specie se gli ho ripetuto come fare una cosa 10 volte. Non sono la baby sitter. E dovreste interessarvi di più al loro profitto scolastico». Nella memoria difensiva la maestra ha sostenuto che lo scambio di messaggi non riguardasse il giorno dell’accaduto, l’8 febbraio scorso, ma un’altra data. Ma la dirigente nel provvedimento sottolinea come l’insegnante su questo tema «non ha prodotto alcuna prova di ciò che afferma».

Sulla vicenda in serata è intervenuto anche il Miur (Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca): «Con riferimento al caso della maestra sospesa a Catania, fonti Miur fanno sapere che, nell’atto con il quale il dirigente scolastico ha formalizzato il provvedimento disciplinare all’insegnante, Anna Frank non viene mai citata, non essendo affatto oggetto del provvedimento stesso. Collegare la sanzione alla lettura in classe di Anna Frank è, dunque, una fake news. Nel verbale si fa invece riferimento a uno “scappellotto” che la maestra avrebbe dato a un alunno. Le stesse fonti sottolineano che il caso risale allo scorso marzo, mese in cui è stata irrogata la sanzione.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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