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Il tripudio di colori dell’espressionismo astratto di Salvatore Bellanca

Di Luigi Mula |

Nel cuore del centro storico di Aragona, in un atelier ricavato all’interno di una palazzina nobiliare strappata all’abbandono, il pittore aragonese Salvatore Bellanca crea le sue opere ispirandosi all’espressionismo astratto. Nel suo laboratorio -museo l’artista ha anche allestito un’ interessante mostra permanente che è un tripudio di emozioni. Le vivacissime tele, infatti, inneggiano ad “una nuova comprensione della vita” e rimandano allo stile denominato “Action paiting” diffuso negli anni quaranta e sessanta del Novecento soprattutto negli Stati Uniti d’America. “L’ officina” di Bellanca si snoda su due livelli; un’officina di vibrante esaltazione cromatica.

La sua tavolozza ha, infatti, gradazioni infinite; spazia dal rosso, al beige, al verde, all’arancio- giallo con sfumature ambra; mille declinazioni che creano armonie e capolavori di assoluta bellezze artistica, come racconta lo stesso Salvatore Bellanca: “Sono i colori dell’anima, i colori che esprimo il mio carattere la mia spiritualità: il senso della vita stessa. Guardando la moltitudine cromatica delle mie tele, l’occhio non percepisce un colore predominante rispetto agli altri. Si avverte, invece, attraverso i colori, un’esplosione di gioia e di forza di vivere. Il mio obiettivo è quello di creare emozioni attraverso la luce delle tele e condividere queste suggestioni con gli altri”. Una vita, quella di Bellanca, trascorsa a “mescolar colori” sulle tavolozze, a preparare tele a disegnare sogni: “Dipingo da sempre (sorride), da quando ero ragazzino e frequentavo le scuole medie. Pensate che ho fatto la mia prima mostra in terza media. In quell’occasione ho avuto la grande soddisfazione di essere apprezzato dal mio insegnante di disegno, l’architetto Annibale, il quale, con mio grande stupore, acquistò le mie tele”.

L’arte, possiamo affermare, è come la vita: cresce e la pittura di Totò (come è affettuosamente chiamato dai suoi tanti amici), infatti, è maturata nel tempo: “Il mio stile ha avuto diverse evoluzioni – afferma compiaciuto Bellanca – dal figurativo alla mitologia passando dalla paesaggistica. Adesso sento una piena maturazione ed è la fase della massima mia espressione artistica. Sento, infatti, delle forze interiori che poi trasporto nella tela. Pura energia che si fonde con l’armonia dell’universo dove tempo, spazio e materia si intrecciano. Ritengo che l’osservatore più attento possa trovare nelle tele la dimensione del soprannaturale”.

L’artista è anche un apprezzato scultore. In passato, infatti, ha realizzato uno studio artistico dal titolo “Il Giardino delle Esperidi”, tele e sculture esposte alla Scala Reale dell’ex Provincia di Agrigento in occasione della mostra “I fiori d’acanto – dal mito all’immortalità”: “Ho dedicato poco tempo alla scultura – confida rammaricato – essa comunque è una componente molto importante della mia arte”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA