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IL PROCESSO

Il caso del Comune di Santa Venerina, due volte in dissesto in 10 anni: ma spunta l’ipotesi di una truffa

Un maxi contenzioso su un project financing ha fatto fallire ripetutamente l'Ente, ma ora c'è un processo in corso

Di Laura Distefano |

Un piccolo comune catanese ha dichiarato il dissesto due volte in dieci anni. Alla base un contenzioso con una società per un project financing che negli anni ha prodotto risarcimenti milionari. Dietro questa vicenda però ora spunta l’ipotesi di una truffa. Che sarà al centro di un processo a Messina.

Erano appena passati due giorni dal terremoto che distrusse un intero quartiere a Santa Venerina, cittadina alle falde dell’Etna. Eppure, il 31 ottobre 2002, in una tenda della protezione civile – il sisma rese inagibile il municipio – la giunta comunale dell’epoca approvò la delibera con cui dava seguito a una proposta di project financing per la concessione, costruzione e gestione dei serbatoi di trattamento delle acque destinate al consumo umano per un investimento di un milione di euro. La gara, l’anno dopo, andò deserta. Così il promotore del progetto, il messinese Giuseppe Di Pasquale di Ingegneria&Appalti, diventò il titolare della concessione trentennale. La tariffa per il servizio a regime è stata a carico dell’utenza.

Gli anni passarono e il comune non riuscì a garantire il pagamento del dovuto. Tanto che nel 2008 l’amministrazione comunale decise per una risoluzione della concessione: da lì partirono diversi contenziosi. Uno di questi fu deciso con lodo arbitrale che riconobbe nel 2010 all’azienda messinese un consistente credito (anche per il mancato guadagno) – poi parzialmente ridotto dalla Corte d’Appello – a più di 4 milioni e 800 mila euro.

Il primo fallimento

Un debito che ha portato nel 2013 a dichiarare il dissesto del comune di Santa Venerina. La somma dovuta a De Pasquale finì nella massa passiva dell’ente e nel 2018 l’Organismo di liquidazione dispose il pagamento.

Nel frattempo l’impresa rimase a gestire gli impianti (fino al 2016) e continuò a inviare note di debito e fatture. Per questa gestione l’imprenditore ha avviato una causa: in primo grado perde, ma in appello la decisione è ribaltata a suo favore.

Il secondo crac

Inoltre ha avviato altre cause legali per ottenere anche gli interessi del debito vantato dal Comune. Il Tar gli ha dato ragione e ora è pendente il ricorso al Cga. Altri risarcimenti milionari che lo scorso febbraio hanno “costretto” a dichiarare un altro dissesto.

In questo lungo excursus però il sindaco Salvatore Greco, nel 2018, presentò due esposti alla Guardia di Finanza. Il primo cittadino in quegli incartamenti avvertì che qualcosa non quadrava. Gli atti, dopo una richiesta di archiviazione non accolta, finirono per competenza sul tavolo della Procura di Messina che aprì un’indagine per l’ipotesi di truffa aggravata. Oggi Giuseppe Di Pasquale ha affrontato il processo davanti al giudice monocratico. La prossima udienza è stata fissata per l’11 ottobre, con la deposizione dei primi testi del pm.

La presunta frode

Il comune di Santa Venerina – indicato come parte offesa – si è costituito parte civile già in udienza preliminare. Secondo l’accusa «il legale rappresentante di Ingegneria&Appalti» avrebbe indicato «nel conto economico e nello stato patrimoniale del project financing» dei «dati notevolmente difformi (gonfiati sino all’80%) da quelli indicati nel bilancio della società in modo da far apparire sussistenti i presupposti per un aumento tariffario» e si sarebbe procurato «un ingiusto profitto pari a circa 794.546,29 euro» a danno del comune etneo.

La replica dei legali

«De Pasquale ha sempre agito con correttezza e nel rispetto della legge», replica il difensore Sebastiano Campanella. «Siamo certi che dimostreremo l’estraneità del mio assistito – afferma l’avvocato – all’ipotesi di reato contestata anche perché in tutte le vicende parallele che sono collegate a questo procedimento ci sono stati pronunciamenti della magistratura amministrativa e ordinaria assolutamente a favore del mio assistito. L’inconsistenza dell’ipotesi accusatoria emerge già dalle carte e – conclude – siamo certi emergerà anche nel dibattimento».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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