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Sentenza su eutanasia, Silvio Viale: «Il caso di Catania criminalizza le associazioni»

«Che Alessandra Giurato, morta con suicidio assistito in Svizzera nel 2019 fosse pienamente in grado di decidere per se stessa in piena autonomia è confermato dalla serietà dei criteri di Dignitas»

Di Redazione |

«La sentenza di Catania, con la condanna a 3 anni e 4 mesi di Emilio Coveri, va oltre il significato locale e criminalizzale associazioni favorevoli all’eutanasia, come ExitT-Italia, presieduta da Coveri o l’Associazione Luca Coscioni, qualora i propri soci decidessero di chiedere il suicidio assistito in Svizzera. E’ normale che nelle discussioni tra soci si parli delle possibilità offerte dalle legislazioni di altri Paesi. Se questo comportasse il reato di “Istigazione o aiuto al suicidio” significherebbe criminalizzare le associazioni». Lo afferma Silvio Viale, consigliere comunale di Torino esponente di +Europa-Radicali Italiani.

«Che Alessandra Giurato, docente di Paternò, morta con suicidio assistito in Svizzera nel 2019 fosse pienamente in grado di decidere per se stessa in piena autonomia è confermato dalla serietà dei criteri di Dignitas, che prevedono una valutazione specialistica della patologia e delle condizioni psicologiche – spiega Viale – . Se Dignitas avesse percepito una qualunque influenza esterna non avrebbe accettato di aiutare Alessandra Giurato, la quale ha mostrato fino all’ultimo la propria determinazione di fronte alle pressioni dei parenti. E’ possibile che nel capovolgimento della sentenza di primo grado abbiano prevalso pressioni locali, ma non si può escludere il desiderio di giocare un ruolo sulle vicende costituzionali del fine vita». Secondo Viale «il caso Coveri è destinato ad essere un nuovo tassello della battaglia per il diritto ad una morte dignitosa in Italia. Lo dobbiamo ai nostri soci e lo dobbiamo ad Alessandra».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA