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Chiusa l’indagine sulla mafia arcaica, 11 indagati: parlavano di un “codice” scritto di cosa nostra

L'inchiesta che portato a gennaio agli arresti che azzerarono il clan della Rocca e Mezzomorreale

Di Redazione |

I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Palermo hanno notificato 11 avvisi di conclusioni indagini per l’operazione Roccaforte con la quale lo scorso gennaio era stata smantellata la famiglia mafiosa della Rocca e Mezzomorreale nel mandamento di Pagliarelli.

Erano state arrestate sette persone tra Palermo, Riesi e Rimini: cinque finite in carcere e due ai domiciliari. Gli indagati sono accusati di associazione di tipo mafioso ed estorsioni, compiute e tentate, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività mafiosa e di essersi «avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva», affermano i giudici.

Grazie alle intercettazioni e ai pedinamenti i militari hanno anche ascoltato una riunione tenutasi nelle campagne di Caltanissetta – durante la quali gli indagati hanno fatto più volte fatto riferimento allo “statuto” delle regole di cosa nostra, un vero e proprio codice: in quel contesto si è registrato il costante richiamo degli indagati al rispetto di regole e dei principi mafiosi più arcaici che – compendiati in un vero e proprio statuto scritto dai padri costituenti – sono considerati, ancora oggi, il baluardo dell’esistenza stessa di Cosa nostra.

Nell’ambito della conversazione captata, definita dallo stesso gip «di estrema rarità nell’esperienza giudiziaria», si è più volte fatto esplicito richiamo all’esistenza del «codice mafioso scritto», custodito gelosamente da decenni e che regola, ancora oggi, la vita di cosa nostra palermitana i carabinieri hanno sventato un omicidio nei confronti di un architetto e numerose estorsioni e richieste di pizzo, uno dei quali effettuata mediamente una bambola con un proiettile in fronte.

I nomi

L’avviso di conclusione indagini per l’operazione Roccaforte è stato notificato a Antonino Anello, 83 anni, Angelo Badagliacca, 53 anni, Gioacchino Badagliacca, 45 anni, Pietro Badagliacca, 79 anni, Giovanni Cancemi, 53anni, Davide Giambanco, 43 anni, Angelo Lazzara, 59 anni, Silvestre Maniscalco, 44 anni, Michele Saitta, 71 anni, Pasquale Saitta, 68 anni e Marzo Zappulla, 35 anni. Sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, minacce. Le indagini sono coordinate dai pubblici ministeri dalla Dda Federica La Chioma e Bruno Brucoli.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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