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Palermo, fuori dal carcere in permesso premio va a fare una rapina

Di Fabio Russello |

Era in permesso premio e non ha esitato a mettere a segno una rapina insieme ad altre due persone. Ma i carabinieri della Compagnia di Monreale li hanno individuati e arrestati su ordine del gip del Tribunale di Palermo. In manette per la tentata rapina all’ufficio postale di via Aldo Moro di Monreale e di una rapina ad un supermercato di via Beato Angelico di Palermo, entrambe a mano armata e commesse il 22 luglio dell’anno scorso, sono finiti Vincenzo Chiofalo, ventiquattrenne, Francesco quartararo di 25 anni, e Umberto Milazzo, 28 anni, tutti di Palermo.

Le indagini, svolte attraverso l’analisi dei filmati dei sistemi di video sorveglianza, attività tecniche d’intercettazione, servizi di osservazione e di pedinamento, hanno permesso di accertare le responsabilità dei tre che, a vario titolo, hanno messo a segno i due colpi sopra indicati.

I tre servendosi di una Smart di proprietà di un loro conoscente, hanno dapprima tentato di rapinare l’Ufficio postale di Monreale, non riuscendo nel loro intento grazie al proditorio e coraggioso intervento di un carabiniere libero dal servizio che era presente in ufficio assieme alla moglie e alla figlia minorenne, non ha esitato ad affrontare i rapinatori, riuscendo a costringerli a darsi alla fuga.

Gli stessi, tuttavia, evidentemente non soddisfatti per il mancato bottino, si sono subito dopo diretti presso il supermercato di Palermo, dove sono riusciti questa volta a mettere a segno il colpo, portando via 225 euro.

Dalla visione delle immagini di alcune telecamere installate sull’itinerario percorso dall’autovettura utilizzata dai malviventi e anche grazie alle testimonianze di alcuni cittadini che si trovavano nei pressi dell’ufficio postale di Monreale, i militari dell’Arma sono riusciti a risalire al proprietario dell’auto che è indagato per favoreggiamento.

Il veicolo è stato ritrovato, solo dopo alcune settimane, nelle vicinanze dell’abitazione del proprietario semi smontato. Nel corso dell’ispezione del mezzo, è stata trovata un’intercapedine sotto la pedana poggia piedi del lato passeggero dove, con ogni probabilità, era stata occultata l’arma durante gli spostamenti tra gli obiettivi per non essere scoperta in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine.

Più che paradossale, invece, la posizione di Umberto Milazzo che, in permesso premio dal carcere, dov’è tuttora detenuto per reati dello stesso genere, si era unito alla banda per commettere le rapine. Ad incastrarlo le immagini delle telecamere del Commissariato di PS “Zisa-Borgonuovo” dove, poco prima, si era presentato con gli stessi indumenti che aveva durante la commissione dei delitti, per ottemperare all’obbligo di firma.

Da lui si è risaliti poi a Vincenzo Chiofalo grazie all’analisi dei contatti telefonici da lui avuti prima e dopo con gli altri indagati. Quartararo, detto “Sciacallino”, era l’autista della Smart.

L’attività d’indagine ha consentito di accertare che i malfattori si sentivano sicuri di non poter essere scoperti, tra l’altro, proprio per aver utilizzato una Smart in tre, quando questa è omologata soltanto per il trasporto di due persone; in particolare, in una conversazione telefonica, parlando del carabiniere intervenuto, veniva detto che lui al massimo avrebbe potuto prendere il numero di targa, senza però accertare quanti fossero all’interno dell’auto.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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