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Strage a Casteldaccia, un urlo ai funerali: «Ora la verità, no inutili balletti» 

Di Redazione |

PALERMO – «E’ lecito e forse anche doveroso, che ci si interroghi a tutti i livelli per cercare di dare una spiegazione a quello che appare inspiegabile e, comunque, inaccettabile. Ma speriamo vivamente che lo si faccia non per alimentare inutili polemiche o favorire il ben noto e insopportabile rimpallo di responsabilità, quanto per rendere giustizia, nella verità, a chi non c’è più e porre i necessari provvedimenti affinché si eviti il ripetersi di tali eventi». E’ un passaggio dell’omelia del vicario generale mons. Giuseppe Oliveri che ha celebrato le esequie, nella Cattedrale di Palermo, delle nove vittime uccise dall’acqua e dal fango nella villetta, a Casteldaccia, per la piena del fiume Milicia.

Mons. Oliveri ha rivolto «un affettuoso pensiero anche nei confronti di Giuseppe Liotta del quale continuano le ricerche (a Corleone) e alle «altre vittime dei violenti nubifragi dei giorni scorsi». 

«Siamo ancora tutti sgomenti e increduli – ha detto ancora mons. Oliveri – di fronte a quanto è accaduto tre giorni fa. Più di tutti lo sono, ovviamente, i familiari e gli amici di queste vittime innocenti, a cui ci stringiamo oggi con tanto affetto, quanti siamo qui presenti e l’intera Chiesa palermitana, a cominciare dal nostro arcivescovo, anche se tutto questo, come ci rendiamo perfettamente conto, rappresenta ben poca cosa rispetto a ciò che essi stanno vivendo. La morte è sempre dolorosa, ma lo è soprattutto quando essa viene improvvisa e inattesa a toglierci dal fianco le persone che amiamo, quelle su cui contavamo ancora e che erano parte della nostra stessa vita».

Le bare delle nove vittime sono arrivate in chiesa tra due ali di folla di palermitani che si sono stretti attorno alle famiglie Giordano e Rughoo per l’ultimo saluto. Tanti, tantissimi gli applausi per i nove concittadini rimasti uccisi. C’erano parenti, amici, famigliari, curiosi e tanta gente comune che ha voluto dare l’estremo addio a Stefania Catanzaro, 32 anni, al figlio Federico, 15 anni, alla la figlia Rachele,  ad  Antonino Giordano, 65 anni, e alla moglie Matilde Comito di 57. E, ancora, ancora Monia Giordano, 40 anni, e il figlio di tre anni della donna, Francesco Rughoo. E ancora: Marco Giordano, 32 anni e Nunzia Flamia, 65 anni.

Indicibili il dolore e lo strazio di Giuseppe Giordano, l’uomo che ha perso tutti nella tragedia. Gli è rimasta solo la figlia Asia. E per lei è stata appena lanciata su GoFundMe una gara di solidarietà, una campagna di raccolta fondi per la bambina scampata alla tragedia. Asia era andata a comprare i dolci con lo zio. Suo padre, Giuseppe Giordano, è riuscito a salvarsi aggrappandosi a un albero. Ad iniziare la campagna la giornalista palermitana Germana Bevilacqua.

Una delle familiari delle vittime si è sentita male ed è svenuta prima dell’inizio dei funerali, ma sono stati diversi i familiari colti da malore. La chiesa era gremita e per la calca ci sono stati anche momenti di tensione. I partecipanti sono stati invitati ripetutamente a mantenere la distanza dalle bare e dai parenti delle persone decedute. Sulla bara bianca della piccola Rachele, la più giovane delle vittime morta a un anno di età, sono stati sistemati dei peluche. Sotto è stata messa una foto della bambina con scritto: «Nessuno muore sulla Terra finché vive nel cuore di chi resta».

C’erano anche le autorità in Cattedrale: oltre al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ai funerali delle vittime di Casteldaccia, seduto in fondo alla Cattedrale, c’è anche il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. 

Con l’uscita dei 9 feretri dalla cattedrale di Palermo stracolma di gente, si sono conclusi i funerali. Palloncini bianchi sono stati liberati in aria mentre venivano portate fuori le bare dei tre bambini morti nella piena del fiume Milicia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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