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Lo “spin doctor” di Schifani messo al vertice del Corecom (che dovrebbe vigilare sulla campagna elettorale)

L'ultima infornata di nomi a due settimane dal voto con molti mal di pancia nel centrodestra. Dentro anche nomi graditi al Pd e ai 5 Stelle

Di Mario Barresi |

Magari il diretto interessato non ha colpa. Eppure, da ieri, Andrea Peria Giaconia impersona l’ennesimo paradosso siculo-pirandelliano: pur essendo lo “spin doctor” della campagna elettorale di Renato Schifani, la Regione lo ha nominato al vertice del Corecom, l’autorità indipendente che, fra le altre, ha la competenza di vigilare sulla par condicio alle Regionali. Ieri il governo regionale ha ratificato la proposta di nomina, firmata dal presidente dell’Ars, dei cinque membri del Comitato regionale per le comunicazioni. Il presidente è Peria Giaconia, fedelissimo di Gianfranco Miccichè, oltre che stimato imprenditore culturale. Palermitano, 51 anni, laurea in Giurisprudenza, gestisce alcune sale cinematografiche. Ma è ancor più noto nella produzione di spettacoli: oltre 300 nella sua lunga carriera. Scandita da un rapporto privilegiato con Forza Italia: dietro ogni evento azzurro, da sempre, c’è la sua regia. Altri, nel centrodestra, lo stimano: dall’assessore leghista ai Beni culturali, Alberto Samonà, al sindaco centrista Roberto Lagalla, che l’ha voluto direttore artistico del Festino di Santa Rosalia. Il leader forzista piazza altri due dei suoi. Il primo è Ugo Piazza, giornalista pubblicista, esperto di comunicazione politica (gestì la campagna di Miccichè nel 2012), di recente impegnato fra Irfis e gabinetto di Gaetano Armao, con un’apparizione accanto a Simona Vicari mancata sindaca di Cefalù. L’altro è Luigi Sarullo, giornalista professionista, già nell’ufficio stampa della Regione smantellato da Crocetta, figlio di Aldo, miccicheiano doc e consulente di Schifani alla presidenza del Senato. Miccichè rispetta l’obbligo di rappresentanza delle opposizioni: gli altri due componenti sono Aldo Mantineo (caposervizio Gazzetta del Sud in pensione), indicato dal M5S, come conferma il capogruppo Nuccio Di Paola, e Salvatore Li Castri, bancario pubblicista, vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, gradito al Pd.  «Ma perché dobbiamo fare questo favore a Miccichè?», è la questione politica posta da Ruggero Razza in giunta. Più duro il collega Manlio Messina, nell’annunciare la «richiesta di ritiro della delibera in autotutela». Pure Armao storce il naso, sollevando però questioni procedurali. «Ma è stata fatta la verifica dei requisiti?», il dubbio di Mimmo Turano. E c’è chi chiede se il presidente dell’Ars abbia consultato i capigruppo di centrodestra sui nomi. «A me non è stato chiesto niente», certifica Alessandro Aricò. A un certo punto le nomine Corecom sembrano a un passo dallo stop, con l’espediente della richiesta di «verifica della corretta istruttoria all’Ars». Ma è Nello Musumeci a imporsi con piglio istituzionale: «Bisogna farle oggi, per consentire il corretto funzionamento dell’ente». E così sarà. Senza il voto di alcuni assessori. Il tema posto dal governatore è serio. Il Corecom è senza guida: il 29 giugno è scaduto il mandato di Maria Annunziata Astone, docente universitaria messinese; c’è una proroga al 15 agosto. E poi un clamoroso vuoto, proprio quando si accumulano esposti sul mancato rispetto delle regole elettorali da parte di candidati e media. Musumeci, il 25 luglio, prova a forzare, nominando la stessa Astone commissaria fino all’insediamento del nuovo governo; la delibera resta senza decreto d’incarico. L’ultima proposta di nomine Miccichè la firma il 9 agosto. Prima, cioè, che Peria Giaconia accettasse l’incarico da Schifani. E ieri il via libera. Con un enorme conflitto d’interessi, pur non voluto. «Per questioni di opportunità mi riservo di accettare la nomina dopo le elezioni», taglia corto il neo-presidente sollecitato da La Sicilia. Ma è proprio in queste settimane che il Corecom deve svolgere il compito di controllo. Un vero pastrocchio. Che qualche malizioso sussurra sia stato creato ad arte per mettere in imbarazzo Schifani e sopratutto Miccichè. «Se Gianfranco ha chiesto un mese fa quelle nomine, perché le fanno in giunta solo adesso?», si domandano in ambienti forzisti. Il vero quesito, però, è un altro: e ora chi vigila sulle Regionali? Twitter: @MarioBarresi  

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