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Pozzallo, la presidente della Camera Boldrini

Pozzallo, la presidente della Camera Boldrini «Non tutti i paesi Ue fanno la propria parte»

E poi plauso alla comunità: «Qui c'è senso di responsabilità» VD1 - 2

Di Mario Barresi |

POZZALLO. Accarezzato da uno dei più bei mari di Sicilia, appena premiato con l’ennesima bandiera blu, a Pozzallo c’è uno degli hotspot della discordia. Laura Boldrini, nel paese di La Pira per incontrare gli studenti, non entra dentro uno dei simboli della Sicilia frontiera degli sbarchi. Ma la presidente della Camera è a conoscenza di quello che si vive qui: «A Pozzallo c’è senso di responsabilità, e io ringrazio il sindaco perché non alimenta contrasti e paure in momento in cui ci si lascia andare per avere facili consensi».

Il sindaco Luigi Ammatuna, accanto a lei in un auditorium con oltre 500 persone, annuisce. E ascolta l’attacco di Boldrini al cuore (glaciale) dell’Ue: «Non è possibile che l’Europa che ha una popolazione di 500 milioni di persone non riesca a gestire l’arrivo di un milione di rifugiati, che sono lo 0,2% degli abitanti del Vecchio Continente. Sta mancando la volontà politica di alcuni Stati e questo flusso ricade sulle spalle di pochissimi: Grecia, Italia, Germania Austria e Svezia».

In un contesto stimolante e per lei molto friendly come “Sabir”, il Festival diffuso delle culture mediterranee, Boldrini affonda il colpo. A prescindere, e forse a maggior ragione, dopo i dati che arrivano in mattinata da Frontex. Per la prima volta dall’estate scorsa, gli arrivi di migranti in Italia hanno superato quelli in Grecia: 8.370 persone sbarcate ad aprile nel nostro paese, 2.700 quelle arrivate sulle coste greche, il 90% in meno rispetto al mese precedente.

I numeri Ue certificano due elementi che preoccupano il Viminale, nonostante dall’inizio del 2016 gli sbarchi siano calati del 13% rispetto all’anno precedente: dopo l’accordo Ue-Turchia, e la chiusura della rotta balcanica, l’Italia rischia di diventare l’unica porta d’ingresso in Europa per tutti i disperati in fuga, dal Senegal al Pakistan; la riapertura della rotta dall’Egitto, vista la pericolosità e la lunghezza della traversata, potrebbe far salire in maniera esponenziale il numero di migranti in fondo al Mediterraneo. Boldrini, in ogni caso, abbatte il muro del Brennero.

«È il fallimento della politica, è un segno di debolezza. Quando non vuole risolvere il problema abbassa la testa rinviandolo. E così che comincia il declino. Per questo dico no a tutti i muri che creano dolore. Spero che in Austria ci ripensino: anche se fosse stato un calcolo elettoralistico, è fallito. Il muro non risolve, è impraticabile, velleitario e triste perché lo vorranno tutti più alto». E allora cosa deve fare quest’Europa stordita dalla paura e divisa dalle scelte sulle politiche migratorie? C’è la necessità di «trovare un meccanismo per forzare gli Stati membri a rispettare gli obblighi».

Ovvero: mettere in atto dei «meccanismi contro la discrezionalità», peri quali «chi non fa il proprio dovere non rispettando gli impegni presi non soltanto dovrà essere penalizzato economicamente, ma anche non avere accesso ai Fondi strutturali europei». L’intesa con la Turchia? Un «segnale chiaro di debolezza e una macchia sulla reputazione europea». E in Italia, se si registra una «violazione della legge, i migranti economici devono essere rimandati a casa, ma la Bossi-Fini è molto poco concreta e, a mio avviso, genera irregolarità perché nessuno la mette in pratica». La soluzione? «Invertire l’approccio, puntando molto di più sugli Sprar e meno sui mega-centri di accoglienza».

I dati siciliani: 23mila migranti nei primi, 80mila nei secondi. Boldrini, da giovedì sera nel Ragusano (nel pomeriggio di ieri una tappa anche a Modica, accolta dal sindaco Ignazio Abbate, dopo la mattinata a Pozzallo), parla molto anche di Europa. “Sabir” – il festival promosso da Arci, Caritas, A Buon Diritto, Asgi, Carta di Roma e Acli e organizzato da Arci in collaborazione con il comune di Pozzallo e con il patrocinio dell’Anci e la partnership della Tgr – è proprio il contesto ideale.

«L’euro – dice la presidente – può essere un collante, la nuova Europa potrebbe non essere più a 28. Ci sono 14 presidenti che hanno firmato per chiedere tutti più Europa. E già questo dimostra chi ci sta e chi non ci sta in questo progetto». Ma si parte da una critica di fondo: «L’Ue oggi è una macchina d’epoca. Siamo andati avanti con quel motore, facendo un sacco di strada. Oggi non funziona bene, e quel motore non ci porterà lontano».

Poi un appello ai ragazzi che la applaudono: «La democrazia non è un dono che vive per sempre, si mantiene viva con la partecipazione. Non siamo tutti uguali: c’è politico e politico. Fatela. C’è una corruzione dilagante che tocca tutti gli ambiti della nostra società. Tocca la politica, e i partiti devono fare pulizia interna prima che arrivi la magistratura perché allora il danno e fatto. Ma la corruzione c’è anche nella società perché ci piane essere furbi, trovare la scorciatoia. C’è un corto circuito sociale che non risparmia alcuno. Dico ai giovani: impegnatevi, fate politica». Infine, con una punta di autoironia («poi non dite che sono fissata, perché non ho nient’altro da fare») più di un riferimento alla battaglia di genere. Linguistica, ma anche sostanziale. «Se va bene contadina, va bene anche ministra».

Con una new entry dopo la svolta di Bergoglio: «È una decisione importante, epocale e molto bella. Lo trovo un messaggio veramente bello e anche di riscatto per le donne cattoliche che vogliono avere un ruolo all’interno della Chiesa. Quindi mi è sembrata una bella scelta. Ma non chiamiamole diacono donna, ma diacona». E ai giornalisti, dopo la conferenza, concede qualche minuto sui temi del momento. A partire dal sì alle unioni civili: «Una legge che si aspettava da molto tempo», perché è «una bella scelta dare diritti a chi non ne aveva». La fiducia? «È una prerogativa del governo, che ha deciso di porla» sulla legge per le Unioni civili «giudicando il provvedimento politico», poi «si può discutere sull’opportunità o meno, ma tutti abbiamo rispettato le regole».

E poi il referendum istituzionale. «I magistrati, come ogni cittadino, è giusto che esprimano la loro opinione. È certamente così, non vedo come possa essere diversamente». Ma nessun coming out su come voterà la presidente Boldrini a ottobre.

twitter: @MarioBarresi 

 
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