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LA STORIA

Nel mondo di Martina, la ragusana diventata la prima campionessa italiana di saldatura: «Noi donne siamo più precise degli uomini»

Ha abbattuto stereotipi e precocnetti per affermarsi in un settore in cui sono impiegati prevalentemente o quasi unicamente gli uomini

Di Redazione |

Martina Distefano, ragusana di 38 anni, saldatrice per professione e per passione. Prima donna campionessa italiana di saldatura. Diplomata come perito meccanico, Martina studia e si specializza in saldatura che è un settore in cui sono impiegati prevalentemente o meglio unicamente gli uomini. Martina si racconta e racconta del suo lavoro, di cui afferma di esserne innamorata, come un impiego non solo di forza ma di precisione e pazienza, qualità che appartengono soprattutto alle donne. Martina insegna che ci sono lavori e basta. Va oltre gli stereotipi di genere che suddividono le attività in lavori per uomini e per donne. Ciò che conta non è il genere quanto il crederci in ciò che si fa per raggiungere grandi traguardi e obiettivi.

«Nelle aziende in cui ho lavorato come saldatrice sono sempre stata l’unica donna – racconta e continua Martina – è un lavoro di precisione, bisogna essere pazienti e noi donne siamo sicuramente più precise degli uomini».

La passione

La sua è una passione nata sui banchi di scuola all’Itt “Galileo Ferraris” di Ragusa, nell’indirizzo Manutenzione e assistenza tecnica e del dipartimento Meccanica seguendo il corso dell’ingegnere prof. Giorgio Lami, che ha coltivato e continua a coltivare con sacrificio, perseveranza e tenacia. Terminati gli studi, Martina lavora su macchine a controllo numerico. In seguito, indirizzata da un suo Professore dell’istituto tecnico segue il suo primo corso di saldatura, dove incontra e si scontra contro i pregiudizi. Non c’è spazio per il sesso femminile qui, le dicevano.

La mancata assunzione

Non sono solo i preconcetti ad abbracciarla è l’amore per la saldatura a farle comprendere che quella deve essere la via da percorrere. Prende due patentini, uno per l’elettrodo e l’altro per il Tig, per le saldature ad alta pressione. La finalità del corso doveva essere l’assunzione in un’azienda ma così non fu. E la motivazione è solo una, perché Martina è una donna e le richiedono un altro attestato.

Così continua a studiare come coordinatore di saldature presso l’Istituto Italiano della Saldatura e la sua preparazione si accresce, le sue competenze pure. Per carattere mio devo dimostrare, in primis a me stessa e poi agli altri, che tutto si può fare anche se donne» afferma Martina col sorriso e con orgoglio. Il datore di lavoro che le aveva promesso un’occupazione nella sua azienda non tiene fede alla parola data. Martina caparbia e ormai competente non si arrende e così le viene offerto un impiego in un’altra azienda dove si salda a filo continuo. Prende un’altra certificazione e inizia a lavorare come saldatrice.

Il lavoro fuori dalla Sicilia

«Mi sono così innamorata del mio lavoro e penso che non ci sia cosa più bella di amare ciò che si fa». Nel 2019 fa le valigie e lascia la sua tanto amata terra la Sicilia per andare in Friuli Venezia Giulia dove viene assunta da una azienda per la lavorazione di serbatoi di cantine vinicole. Lì si rende conto di quanto rispetto in più ci sia «per il lavoro che si fa e per la persona che si è, li guadagnavo novecento euro alla settimana» confida Martina.

«Sveglia verso le quattro e mezza, cinque del mattino. La giornata lavorativa iniziava intorno alle sei sino alle dodici. Poi una breve pausa pranzo e si continuava a saldare. Ero l’unica lavoratrice donna e mi veniva garantita la stessa retribuzione degli uomini. Nessuna differenza di genere. Oltre lo stipendio mensile, mi veniva garantito vitto ed alloggio. Per cena infatti mangiavamo tutti insieme».

Il ritorno a casa

Martina ritorna poi a Ragusa e lavora presso un’azienda di Pozzallo per saldare dei lucernari di un bunker per Sigonella. Nel frattempo nasce un’altra passione che proprio riservata alle donne non è ma che il mare della costa ragusana consente ancora di praticare con soddisfazione: quella per la pesca che condivide con suo fidanzato, pescatore di professione. E anche in questo caso Martina comincia a pescare per competizione.

Le altre donne

«Quest’anno andrò a fare i mondiali di pesca a cui partecipo da tre anni e dove mi sono qualificata per la terza volta in nazionale femminile» afferma. Nel frattempo si dedica anche all’insegnamento della saldatura e per circa un anno e mezzo lavora a Melilli. «L’insegnamento è un po’ una sfida. Noi saldatori siamo dei medici del ferro. È un lavoro dove le emozioni giocano un ruolo fondamentale. Perché bisogna essere accorti per non bruciarsi. Ho qualche cicatrice, però. Nel mio settore siamo pochissime donne. Personalmente ho conosciuto venti donne in un corso di formazione di saldatura solo al femminile. C’erano professioniste e principianti. Siamo poche ma ci facciamo sentire. Attualmente sono inoccupata».

E conclude ricordando le sue partecipazioni alle Olimpiadi Italiane di Saldatura. Quest’anno Martina sale sul podio in un fiume di lacrime. Si classifica prima. L’emozione è tanta. Si sa che le donne devono dimostrare di più ma hanno una marcia in più in ciò che fanno.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA