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«Priolo, Augusta e Melilli sono la pattumiera dell’umanità»

Di Paolo Mangiafico |

Priolo (Siracusa) – «La pattumiera dell’umanità»: così don Palmiro Prisutto, parroco della chiesa Madre di Augusta, ha definito il triangolo industriale Priolo-Augusta-Melilli, nell’ intervento che ha chiuso il convegno sull’inquinamento ambientale e l’incremento delle malattie tumorali. Il convegno si è svolto nell’aula consiliare e ha visto la presenza, tra gli altri, del candidato del Pd alla presidenza della Regione Fabrizio Micari, l’ex deputato nazionale e regionale Pippo Gianni, il segretario provinciale del Psi Ulisse Signorelli, il candidato del Psi alle regionali Christian Bosco, che è stato anche il promotore di questo incontro.

Ad aprire il lavori il presidente del consiglio comunale di Priolo Giovanni Parisi, il quale si è soffermato su quello che ormai è diventato un caso: le mancate bonifiche del Sin (Sito d’interesse nazionale) Priolo.

Anche il segretario del Psi Signorelli ha trattato la questione ambientale e i recenti interventi della magistratura che ha imposto alle aziende del petrolchimico una serie di prescrizioni per migliorare la qualità dell’aria.

Fabrizio Micari ha ribadito che nel suo programma elettorale primeggiano “lavoro, diritti e territorio”.

«E’ quindi, ovvio – ha detto il candidato a presidente della Regione – che tra i diritti, il primo è quello della salute, per cui si deve lavorare in un ambiente sano». Inoltre Micari ha evidenziato che «bisogna potenziare il porto di Augusta perché è il primo approdo per le navi che transitano attraverso il canale di Suez. Pertanto, il porto di Augusta potrebbe costituire la porta, via mare, dell’Europa. E così come il porto di Rotterdam è per l’Olanda fonte di lavoro e di economia, anche Augusta lo potrebbe essere per la provincia di Siracusa». Pippo Gianni, ha ricordato che due sue iniziative da parlamentare, il Piano di risanamento ambientale e la legge sull’amianto sono abortite per negligenza di altri. E ha fatto rilevare che «la provincia versa al fisco 15 miliardi di euro e, di contro, lo Stato non dona alcun ritorno in servizi”. Christian Bosco si è soffermato sulle mancate bonifiche e sulle responsabilità che hanno sia la Regione sia i sindaci dei Comuni industriali. Don Prisutto è entrato a gamba tesa sulla questione ambientale, e, di conseguenza sulla responsabilità delle aziende del petrolchimico che “avvelenano il territorio e fanno morire di cancro un terzo dei residenti”. Intanto, ha precistato che la sua presenza al convegno non ha alcunché di politico, ma è quella di un cittadino che, per la sua professione clericale, conta giornalmente i funerali dei parrocchiani morti per cancro, che hanno raggiunto numeri da capogiro.

“Mentre le zone iblee – ha detto don Prisutto – sono state annoverate tra il patrimonio dell’umanità per le loro peculiarità archeologiche e paesaggistiche, il nostro territorio industriale è una pattumiera, dove sono inquinati aria, mare, suolo e sottosuolo”. Il prete, noto per la lotta all’inquinamento, ha invitato, in più occasioni, il presidente della Repubblica a visitare la zona industriale della provincia. “Ancora – ha detto don Prisutto – lo aspettiamo. Devo dire che venire qui non è facile; fa tristezza soffermarsi a guardare come hanno distrutto l’ambiente”.

Il parroco ha ricordato di avere lavorato in quelle industrie durante l’università ma allora di inquinamento non si parlava. Inoltre, ha evidenziato che tra le criticità ambientali ci sarebbe la sedimentazione nel porto di Augusta di circa 18 milioni di metri cubi di fanghi industriali e 45 milioni di metri cubi fuori della rada.

“Ho anche scritto una lettera alle aziende del petrolchimico – aggiunge don Prisutto – e ho chiesto che venga applicato il principio riconosciuto dall’Ue che “chi inquina paga”, aggiungendo pure che l’Italia, due anni fa, ha varato la legge sugli ecoreati. Ma viene richiesta l’applicazione in base a due declinazioni: chi ha inquinato e inquina deve smettere di inquinare, poiché oggi esistono nuove tecnologie e metodologie che consentono di farlo; chi ha inquinato deve bonificare, non perché qualcuno potrebbe imporglielo in un’aula giudiziaria, ma solo perché esiste anche il principio del ravvedimento e della riparazione dopo l’errore”.

Don Prisutto richiede che parte dei profitti delle aziende del petrolchimico siano “restituiti alla comunità residente” attraverso progetti per il potenziamento e riqualificazione dell’ospedale “Muscatello”, per la realizzazione di un grande centro sportivo polivalente, stadio compreso, per il restauro dei beni storico-culturali quali i castelli Svevo e Aragonese, delle fortificazioni spagnole all’interno del porto, per il prosieguo degli scavi di Megara Hyblaea, per la realizzazione di un museo, per il recupero dell’Hangar, per il restauro del convento di San Domenico, per il recupero e pubblica fruizione dei siti archeologici esistenti entro il perimetro dell’area industriale. Tutti progetti, orientati al turismo, che aprirebbero la strada a un “lavoro pulito“, a fronte di decenni di industrializzazione in cui il “progresso ha portato pane è vero anche se qualcuno sapeva che questo pane non era poi tanto buono”. Ora don Prisutto attende risposte, interrogando le aziende del petrolchimico e la cittadinanza sul quesito conclusivo: “Per questa terra ci sarà mai un futuro pulito?”.

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