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Tangenti in cambio di sconti fiscali, arrestato finanziere a Siracusa

Di Redazione |

VENEZIA – Tangenti per almeno 250mila euro. Tanto avrebbero “incassato” alti ufficiali della Guardia di finanza e uomini dell’Agenzia delle Entrate per ‘alleggerirè le multe per evasione fiscale dovute da imprenditori del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Un altro episodio di corruzione “seriale e sistematica”, ha sottolineato il procuratore Bruno Cherchi, emerso da una costola del capitolo “Mose”, sviluppato dagli stessi uomini di quella maxi-inchiesta, e che ha portato all’arresto di 16 persone, due delle quali ai domiciliari.

Molti gli arresti eccellenti: due tenenti colonnello della Guardia di finanza, tre dirigenti dell’Agenzia delle Entrate ed un giudice tributario della Commissione veneta. Ai 16 indagati il Gip ha sequestrato complessivamente in via cautelare 440mila euro, cioè l’insieme delle somme pattuite nella corruzione, anche se non tutte effettivamente versate. In sostanza, i dirigenti delle Entrate facevano le verifiche, i finanzieri gestivano i contatti, e alla fine gli imprenditori soggetti a indagine si trovavano a pagare sanzioni molto ridotte in cambio di denaro, favori e regali.

L’inchiesta del pm Stefano Ancilotto è nata da una intercettazione nell’ambito del Mose; le due vicende però non sono legate. In manette, tra gli altri, sono finiti il tenente colonnello della Gdf Vincenzo Corrado, in forza a Venezia, il suo pari grado Massimo Nicchiniello (quest’ultimo ora a Siracusa). E poi Elio Borrelli, ai vertici dell’Agenzia delle entrate prima a Venezia, ora in Abruzzo, Christian David e Massimo Esposito, rispettivamente responsabile delle verifiche ed ex direttore dell’Agenzia di Venezia e un giudice tributario, Cesare Rindone. Nelle carte spunta anche Cattolica Assicurazioni di Verona, per un accomodamento su una pendenza fiscale di 8,8 milioni di euro diventati alla fine 2,6; ‘accordò che avrebbe visto coinvolti per Cattolica Albino Zatachetto, ex dirigente, e Giuseppe Milone (entrambi indagati) e come corruttori il colonnello Corrado e Christian David (Entrate), che avrebbero avuto due Rolex del valore totale di 20mila euro, e il giudice Rindone. «E’ triste che alti funzionari abbiano falsato il rapporto tra Stato e cittadini in cambio di denaro, favori, regali e assunzioni: è un momento doloroso» ha detto Cherchi, appena insediatosi al vertice della Procura di Venezia. «Il quadro che emerge, suffragato dall’ordinanza del Gip – ha aggiunto – mostra un rapporto amicale collaudato tra i vari soggetti con casi di corruzione che sono solo la punta di un iceberg».

L’inchiesta, durata oltre due anni con intercettazioni, pedinamenti e incroci di dati, ha portato alle accuse, a vario titolo, di corruzione, accesso abusivo a materiale informatico e violazione di segreto d’ufficio. Tra i casi macroscopi di ‘scontì fiscali dietro corruzione, quello di un imprenditore edile di Chioggia (Venezia) che accettata la corruzione ha visto la richieste del Fisco passasse da 41 milioni di euro di sanzione a 8 milioni. C’erano poi altri modi per alleggerire il conto con l’Erario; allo stesso imprenditore la notifica, ad esempio, veniva fatta giungere in ritardo, consentendogli di incassare Iva per 600mila euro. Molti altri gli episodi corruttivi contestati dalla Procura: due funzionai dell’Agenzia si sarebbero fatti consegnare 50mila euro per ‘accomodarè un accertamento tributario. Nel caso di due società di Venezia, una immobiliare e una di trasporti, una mazzetta da 40mila euro avrebbe avrebbe permesso di abbassare una sanzione da 13 milioni di euro a 3,7 milioni. Infine, sempre il colonnello Nicchiniello, all’epoca in servizio alla Tributaria di Udine, e il colonnello Corrado, avrebbero “accomodato” la verifica nella “Burimec” spa di Buttrio (Udine), di Pietro Schneider, 67 anni – indagato nell’inchiesta – in cambio di alcune cene in ristoranti di lusso e dell’assunzione del figlio di Corrado nella stessa azienda. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA