l'intervista
I Santi Francesi: “Sarebbe un sogno suonare al Teatro antico di Taormina
I vincitori di X Factor: "Siamo veramente felici, a livelli madornali, ma non abbiamo ancora realizzato bene quello che è successo"
Alessandro De Santis (voce, chitarra e ukulele) e Mario Francese (producer, tastiere, synthesizer e basso) sono i Santi Francesi. Da meno di una settimana, la loro vita è stata totalmente “stravolta”. Giovedì scorso, il duo hard-pop di Ivrea, ha vinto l'edizione 2022 di X Factor, il talent musicale andato in onda su Sky e Tv8. Adesso, chiudendo gli occhi, sognando di portare la loro musica al Teatro antico di Taormina. "Quel posto è spettacolare – dice Alessandro – per la prima volta, la scorsa primavera, ci sono stato in vacanza ed è indescrivibile. In quell'occasione, con il mio camper ho effettuato un viaggio per tutta la bellissima Sicilia e me ne sono innamorato. Quando sono entrato al Teatro antico di Taormina non credevo a tutta quella bellezza. Da mancare il fiato. Quel posto è incredibile. Quando sono entrato ho subito pensato che, un giorno, prima o poi, vorrei venirci a suonare. Sarebbe un sogno ad occhi aperti".
L'8 dicembre avete stravinto X Factor. Adesso, a mente serena, cosa ricordate di quel momento?
"In realtà non abbiamo ancora sperimentato l'essere a mente serena. Siamo finiti in un vortice di un mestiere che cerchiamo di fare da tanti anni. Siamo ben felici di esserci finiti dentro. Non ci siamo ancora fermati del tutto e non abbiamo ancora ben realizzato. Pian piano, nella nostra mente, stanno affiorando dei momenti e ci stiamo accorgendo di tutto quello che è successo e che sta succedendo. Siamo veramente felici, a livelli madornali".
Com'è nata la voglia di partecipare a questa edizione? Perché avete deciso di provarci?
"In realtà è stato tutto casuale. Siamo stati contattati dagli scouting di X Factor. Da subito eravamo poco convinti per tanti motivi, ma poi abbiamo cambiato idea e si è rivelato un bellissimo percorso che è finito molto bene. Il motivo principale, comunque, è stato quello di voler vivere di musica. Facciamo due lavori distanti dal mondo della musica (Alessandro è un dipendente Decathlon e Mario è un programmatore informatico, ndr) ed abbiamo pensato ad X Factor come un bel trampolino per vivere solo di musica".
Fin dal primo momento avete scelto di vivere questa esperienza in maniera normale. Niente lustrini, pagliette o stranezze social. Il vostro percorso è stato incentrato sulla musica. Questa è la vera vittoria. Il pubblico ha fatto vincere voi e la vostra musica.
"Questa è la cosa che ci rende più felici e orgogliosi. Siamo riusciti a raggiungere questo traguardo inaspettato e inizialmente non voluto attraverso la musica. Siamo stati votati solo per quello che succedeva sul palco. Non ci siamo mai lasciati andare ai social o alle discussioni televisivi. Questo ci rendere molto felici".
Però, siete stati protagonisti anche di un momento cult sui social. Durante la vostra esibizione, qualche ragazza vi ha lanciato il suo reggiseno sul palco. Una cosa un po' bizzarra. Come avete reagito?
"E' stato prettamente imbarazzante. Non ce l'aspettavo proprio, pensavamo che non si facesse neanche più. Abbiamo provato un bel po' di imbarazzo ma siamo riusciti ad andare avanti".
Qualche anno fa, avete vissuto anche l'esperienza di “Amici di Maria”. Eravate molto più giovani e probabilmente meno esperti. Quell'esperienza quanto vi è servita per affrontare il percorso ad X Factor?
"Grazie ad Amici abbiamo vissuto X Factor in maniera molto più tranquilla. L'esperienza ad Amici è servita per tanti motivi, tra cui il sapersi approcciare a una telecamera. Come vivere la musica in televisione. Ad Amici eravamo molto più giovani e abbiamo preso quel percorso in maniera totalmente differente. Adesso siamo più maturi, sia sul piano umano che professionale. Amici ci ha fatto vivere questa esperienza in maniera più consapevole e serena".
Qual è stato il momento più bello vissuto ad X Factor e quale quello meno felice?
"Tantissimi momenti belli. Sicuramente il più bello è stato quello delle audition. Abbiamo portato il nostro inedito ed è piaciuto molto. Non ci aspettavamo tutta questa risonanza con un nostro brano. Un momento incredibile, anche i giudici erano molto gasati. Il momento più brutto, ma che in realtà è stato il momento più difficile, è stato durante la quinta Live, nel brano orchestrale. In quel momento Alessandro era senza voce ed era imbottito di qualsiasi farmaco. Mario aveva una febbre da una settimana. Siamo saliti sul palco con molta fatica. Abbiamo dovuto spingere molto di più per portare a casa l'esibizione. Con quelle condizioni è stato difficile ma ci siamo riusciti".
La vostra musica offre una visione del mondo in cui la realtà viene filtrata da un “cinismo colorato”, con uno sguardo in perenne oscillazione tra lo slancio vitale collettivo e la necessità di autoisolamento. Ma, esattamente, cos'è il “cinismo colorato”?
"E' un concetto che ci portiamo dietro da diversi anni. Può voler dire tutto e anche niente. Riassume la natura del nostro fare musica e del nostro vivere la quotidianità. Siamo persone ciniche e questo ci aiuta a vedere la realtà nella maniera più vera e reale. La cosa interessante è che lavorare nel mondo della musica ti permette di emozionarti ed essere sempre eternamente bambino. A noi interessa proprio questo, mantenere la capacità di emozionarsi anche con delle cavolate. Il cinismo colorato è una visione del mondo cinico ma pronti al pianto".
Da poche ore è fuori ovunque in digitale il vostro Ep “in fieri” e dal 16 dicembre sarà distribuito in forma fisica. Come nasce questo progetto artistico?
"Tutti i pezzi che sono contenuti all'interno dell'Ep sono brani che fanno parte del nostro bagaglio musicale, già da un po' di anni. Abbiamo pensato che il trampolino di X Factor era molto adatto per far conoscere la nostra musica. A questi brani ci abbiamo lavorato veramente da tanti anni. Il lavoro che c'è stato è veramente enorme. Poi è stato tutto molto veloce. L'ultimazione è avvenuta negli tempi veloci e ci sono state alcune cose da mettere in ordine. Adesso siamo felici di farlo ascoltare".
All'interno del progetto troviamo il brano “Spaccio” con un feat dei Fast Animals and Slow Kids. Come nasce questa idea?
"Otto anni fa abbiamo conosciuti i Fask ad un concerto. Anni dopo abbiamo scritto un pezzo basandoci su quello che avevamo vissuto proprio durante il loro live. In qualche modo il brano parlava di loro, abbiamo pensato di farglielo ascoltare. Si sono gasati e a maggio abbiamo aperto un loro concerto. Subito dopo abbiamo inciso insieme il brano ed è veramente una grande emozione".
All'interno dell'Ep, insieme alle cover, troviamo anche “Non è cosi male”.
"E' il singolo che abbiamo portato ad X Factor. Ruota tutto intorno alla frase che apre il pezzo: “sai che il mondo va avanti anche senza di me”. È una dichiarazione ed una missione silenziosa di inutilità. Tutto ruota sul fatto che il mondo va avanti anche senza di noi. Nel contempo, però, la musica è l'unica cosa che ci dà un senso di esistere in questo pianeta".
Troviamo anche “Il pagliaccio”.
"La cellula iniziale di questa canzone nasce cinque anni fa. È l'unione di due nostri pezzi che avevano un'atmosfera molto simile. Ci piace descrivere questo brano come una possibilità di abbandonarsi al dolore e scoprire la sua bellezza. Tutti facciamo fatica a pensare all'arte come un veicolo di emozioni negative. Si pensa che l'arte deve, per forza, sempre farci stare bene. In realtà non è cosi. Lo scopo di questa canzone è quello di farci soffrire".
Troviamo anche “Medicine”.
"La canzone strizza sicuramente l'occhio ad ambienti più popolari. Racconta di due persone che stavano insieme e ad un certo punto si sono annoiate. Hanno cercato di fare di tutto per eliminare la noia dal loro rapporto, anche facendo delle cose matte".
Veniamo da tre anni molto difficili, soprattutto per il mondo dell'arte e della cultura, com'è stato il ritornare su un palco con migliaia di persone intorno?
"Non è stato difficile, è stata una benedizione. Anche prima di X Factor, quest'estate, abbiamo fatto dei concerti all'aperto senza nessun tipo di restrizione. Però, sicuramente, X Factor è stato un bagno di folla incredibile. Venendo da tre anni di clausura è stato veramente una benedizione. È stato un modo per risentire quelle sensazioni che tanto ci mancavano".
Un bagno di folla vi aspetta anche tra poche settimane con il vostro tour nei migliori club italiani. Cosa si deve aspettare il vostro pubblico? Cosa succederà durante i live?
"Succederà di tutto. Non siamo tanto abituati a usare i social, questo è il motivo per cui, per noi, i live sono tanto importanti. Guarderemo in faccia le persone sotto il palco e sarà un modo per ringraziarle per tutto il calore che ci stanno donando. Veniamo inondati di un affetto giornaliero. Tante persone ci scrivono e capiscono la nostra musica. Quello che vogliamo dire. È il nostro primo tour e siamo pronti a fare tanto casino".
Nel 2019 avete pubblicato “Tutti manifesti”, il vostro primo album autoprodotto. Oggi avete una importante etichetta discografica ed un tour pronto a partire. Vi sembra di vivere un sogno?
"L'autoproduzione è stata una scelta obbligata. Eravamo da soli e abbiamo scelto di tirare fuori le cose che avevamo nel computer. Abbiamo deciso di muoverci da soli. Adesso è una situazione diversa. È un grande risultato ma speriamo di poter vivere di questo lavoro. Fino a quando non accadrà, non ci esaltiamo molto. Siamo molto contenti di dove siamo arrivati ma speriamo di realizzare il sogno di vivere di musica".
Sta per concludersi il 2022, un anno strabiliante per voi, cosa vi augurate per il 2023?
"Il nostro augurio è di rimanere in alto e di non deludere mai le aspettative di chi ci ha ascoltato fino ad adesso. Ci piacerebbe pubblicare tanta musica e di continuare il tour per tutte le regioni italiane".COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA