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L'intervista

James Senese al Pirandello di Agrigento: «Sarà un viaggio musicale dagli anni Trenta ad oggi»

Il 27 gennaio la tappa del "Stiamo cercando il mondo tour"

Di Luigi Mula |

Il prossimo 27 gennaio James Senese torna in Sicilia per testimoniare sul palco la musica che unisce diverse generazioni.

“Stiamo cercando il mondo tour” farà, infatti, tappa al Teatro Pirandello di Agrigento per la serata inaugurale del “Light Blue Festival”, giunto alla sua terza edizione.

Settantanove anni e quella dirompente miscela di ‘negritudine’ che unisce stilemi jazz, funk, afro con la radice musicale partenopea.

In più di mezzo secolo di carriera James Senese ha attraversato generi, epoche, mode, senza lasciarsi mai corrompere in nome del mercato. I suoi numi tutelari sono Miles Davis e John Coltrane. La sua granitica coerenza artistica e intellettuale sono famose come il suono del suo sax.

È passato per i seminali Showmen con Mario Musella, Napoli Centrale, le collaborazioni con l’indimenticabile amico Pino Daniele. E ancora il sodalizio artistico e fraterno che lo ha legato a Franco Del Prete. Ha suonato e cantato i vinti, quelli che non hanno mai avuto voce, attraverso performance live fatte di coraggio e determinazione. Un’icona assoluta. Un irrinunciabile punto di riferimento per le nuove generazioni che vogliono urgenza espressiva e zero compromessi.

Senese ad Agrigento, parafrasando il titolo del tuo concerto, James cosa stai cercando nel mondo?

“Quello che cercano tutti. La libertà! Quella libertà che in parte abbiamo perso. L’umanità di oggi non riesce più a mettere la propria anima al posto giusto.”

A chi ti definisce un incrocio tra James Brown e John Coltrane, tu cosa rispondi ?

“Sono due grandi geni dei sentimenti, a me piace usare questo termine. Coltrane è Coltrane e non morirà mai perchè è stato un grande innovatore. James Brown non ne parliamo. Sono delle entità che hanno stravolto musicalmente il mondo.”

In più di mezzo secolo di carriera hai attraversato generi, epoche, mode, senza lasciarti mai corrompere in nome del mercato…

“Essendo figlio di un padre americano e di una madre napoletana ho dovuto crearmi una dimensione tutta mai, facendo una precisa scelta artistica. Musicalmente ho scelto quelle anime che più sentivo vicine. La musica comunque si evolve sempre, mi piace semplicemente modificare alcune piccole entità all’interno di essa. La musica ha bisogno di novità per sopravvive, per far vivere e per aiutare ad espandere i sentimenti. Questo è quello che ho sempre fatto: esplorare i sentimenti.”

Sentimenti che hai condiviso con un grande della musica italiana: Pino Daniele…

“Io e Pino eravamo quasi la stessa persona. Era come se fossimo marito e moglie. Caratterialmente, però, io ero molto più impulsivo, mentre lui più riflessivo.”

Negli anni Sessanta, dopo la gavetta arriva la grande occasione con gli Showmen, arrivando a vendere più di un milione di copie con il singolo Un’ora sola ti vorrei..

“Avevamo 18 anni, eravamo dei bambini (sorride). È stato un periodo molto bello perché ognuno di noi usciva dal proprio paesino: dalle stalle alle stelle. È stata una cosa favolosa”.

Poi altri successi con i Napoli centrale

“Era tutto straordinario, una scoperta, una rinascita personale. Era il momento della rivoluzione del ’68; è da li che è partito tutto. Un’epoca stupenda e travolgente che oggi non potrà più ripetersi; la società è completamene diversa e non c’è più la stessa ricerca di verità e di sentimenti.”

Con Napoli centrale avete toccato temi sociali…

“Napoli centrale ha provato a dare voce a chi voce non ne ha. A quel popolo che non si riesce a realizzarsi in alcun modo, alla gente che non hanno i mezzi, in questa società, per poter alzare la testa.”

Hai affermato: “Il mio sax porta le cicatrici della gioia e del dolore della vita”, vuoi spiegarci meglio?

“Con la mia voce cerco sempre di far uscire da una parte l’amore e dall’altra la rabbia. La mia voce, il mio sassofono portano il sentimento forte della nostra cultura. Mi riferisco alla cultura del Sud in generale.”

Sei nato a Napoli, ma conosci bene la Sicilia, secondo te cosa accomuna le due culture?

“Sono simili, cambia solamente una parte del linguaggio. Mi sono sposato con una siciliana e capisco tutto il vostro dialetto da Canicattì fino ad arrivare a Palermo”.

Mentre l’americano?

“L’americano mi arriva come se fosse il mio napoletano.”

Hai fatto anche del cinema con Troisi, che ricordi hai di Massimo?

“Ti racconto un aneddoto. Eravamo alla bussola di Viareggio;dopo il concerto un signore mi è venuto a prendere e mi dice: “Signor Senese c’è un amico che vi ha invitato a casa sua a cenare. Arriviamo, vengo accolto in questa abitazione ed entro in una sala. Con grande mia sorpresa trovo una tavola imbandita di aragoste. MassimoTroisi, seduto a capotavola, mi accoglie con un gran sorriso e mi dice: “Jamese tu chisse devi magnà”. Un ricordo di una bella serata trascorsa insieme a Massimo e che esprime tutto il suo affetto per me.”

Torniamo alla musica, cosa ci farai ascoltare ad Agrigento?

“Sarà un viaggio: dagli anni ’30 fino ad oggi.”

Il tuo auspicio per il nuovo anno?

“Togliere tutti i fietenti di mezzo, i pazzi che ci comandano, una setta che se non sparisce non ci sarà mai pace nel mondo; sono morte tante persone, tanti bambini in un vortice travolgente e assurdo” .COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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